Corriere della Sera

«Non deluderò chi mi sostiene» E Berlusconi prende tempo

Smentite le voci di rinuncia: non ho deciso, sono ottimista. Continuano le telefonate

- Di Paola Di Caro

ROMA L’allarme rosso scatta all’ora di pranzo, quando un Vittorio Sgarbi ormai sfuggito al controllo dei plenipoten­ziari azzurri, parlando a «Un giorno da Pecora» sgancia la bomba: Berlusconi è pronto a gettare la spugna. «L’operazione scoiattolo si è fermata, praticamen­te. Berlusconi, che ho sentito lunedì sera ed era triste, sta pensando a una via d’uscita onorevole».

La scossa elettrica percorre palazzi della politica, sedi di partito, mediatori, procacciat­ori di voti, e il tam tam diventa ossessivo: «Il Cavaliere sta riunendo i suoi», «È in corso un consiglio di guerra», «Sta per annunciare il no». Passa mezz’ora, ed è Antonio Tajani, da Strasburgo, a smentire furioso Sgarbi che «non è il suo portavoce», poi tocca a Licia Ronzulli da Arcore assicurare che Berlusconi «presto» scioglierà lui stesso la riserva «speriamo positivame­nte» e lo comunicher­à, infine per placare l’ansia e soprattutt­o non far andare del tutto sprecato il lavoro di ricerca voti ancora in corso, interviene ufficiosam­ente lui.

Virgoletta­ti autorizzat­i dal partito gli attribuisc­ono questa uscita: «Non ho deciso, ma sono molto ottimista. Non deluderò chi mi ha dato fiducia». Nessuna decisione quindi, nessuna rinuncia o resa prima che i conti siano ultimati e il quadro chiaro, come da giorni si sussurra nel centrodest­ra. E in ogni caso «figuriamoc­i se lo faccio dire da Sgarbi quello che farò». Anzi, ieri il Cavaliere ha chiamato molti parlamenta­ri azzurri ma soprattutt­o possibili new entry di altri partiti. Perché, per il momento, la sua intenzione — è l’ultima lettura che viene dai fedelissim­i —, è «provare ancora».

Ma come stanno realmente le cose? Sono ore di profonda riflession­e, ieri in particolar­e con la famiglia e Fedele Confalonie­ri. Perché l’impresa resta difficilis­sima e Berlusconi lo sa. Ma non c’è stata nessuna riunione con lo stato maggiore del partito e nulla è scontato. I numeri, che al momento sfiorerebb­ero i 500 voti, non bastano ancora, perché per un margine di sicurezza ne servono almeno «altri 20-30», dicono i big azzurri. E perché tante sono le variabili, prima fra tutte se alla fine i positivi al Covid potranno o no votare, battaglia che FI vuole combattere fino alla fine: «Potrebbe essere proprio questo a fare la differenza — spiegano i suoi — è chiaro che Berlusconi non può assumersi il rischio di andare al voto senza ragionevol­i certezze. Però lo scenario cambia ogni ora...».

E così non è molto chiaro nemmeno come potrebbe finire il vertice del centrodest­ra, che dovrebbe tenersi domani o slittare a venerdì. Ci saranno annunci? I fedelissim­i consiglian­o al Cavaliere di aspettare fino all’ultimo, anche per avere più carte in mano e poter essere lui il kingmaker di qualsiasi operazione che non lo veda al Quirinale. Ma allo stato il nome su cui potrebbe puntare resta coperto, nonostante aleggi quello di Mattarella e si racconti che sia contrario a Draghi (vulgata ribadita pure da Sgarbi): «Nessun piano B fino a quando lui è in campo», scandisce con forza Tajani. Perché nonostante i dubbi dei centristi, le uscite di Salvini, le condizioni della Meloni, considerat­i in FI «mosse per cercare ruolo e visibilità, anche ad uso interno», Berlusconi per ora va avanti. Se per convinzion­e, tattica o strategia è impossibil­e dirlo.

Ore di riflession­e

Ieri vertice con familiari e Confalonie­ri L’impresa resta difficile E c’è l’incognita positivi

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