L’ok della Lega arriva tardi E non spezza l’isolamento
C’è stata una corsa tutta italiana da destra verso il centro, sullo sfondo dell’elezione della popolare Roberta Metsola. E l’ha vinta Fratelli d’Italia. Partita male e tardi, la Lega ha votato con la maggioranza così come il partito di Meloni, ma al momento non ha incassato nulla. È un esito significativo per le grandi manovre che agitano la galassia conservatrice europea, in cerca di nuovi assetti di fronte alle molteplici crisi che l’affliggono, dai popolari ai sovranisti. Andiamo per ordine. Sotto la guida di Raffaele Fitto, Fratelli d’Italia, che nel Parlamento europeo è nel gruppo Riformisti e Conservatori, ha capito dove soffiava il vento ed ha negoziato per tempo i suoi voti per Metsola con popolari, socialisti e liberali, ottenendo in cambio una vicepresidenza per il lituano Roberts Zile, più la promessa di due presidenze di commissione. La manovra ha dato nuove munizioni a FdI, che cerca di bloccare la nascita del grande rassemblement sovranista europeo, dopo la fallita operazione dei polacchi del PIS, ma che ora vede un nuovo tentativo degli spagnoli di Vox, che hanno già convocato una riunione a Madrid. Detto altrimenti, a Strasburgo Fitto continua l’operazione doppiopetto già avviata da Meloni a Roma. Anche la Lega, che nell’Europarlamento è il fulcro di Identità e Democrazia, ha votato per la nuova presidente. Ma lo ha deciso all’ultimo, non ha di fatto negoziato nulla e si è ritrovata con l’ennesima bocciatura per la propria candidata alla vicepresidenza, Mara Bizzotto, dopo il ritiro della candidata di Fidesz, il partito di Orbán. Ancora una volta Salvini paga il cordone sanitario eretto verso i suoi impresentabili compagni di banco, come Marine Le Pen e i tedeschi di AfD. Può darsi, come dice il capogruppo di ID Marco Zanni, che i voti per Metsola servano a «rompere l’isolamento istituzionale» del gruppo. Ma per ora non ve n’è traccia.