Corriere della Sera

«Sostegno ai Paesi di frontiera L’aborto? Le mie posizioni sono quelle dell’Assemblea»

- dalla nostra inviata Francesca Basso

STRASBURGO Ha abbandonat­o i panni della politica maltese, per assumere quelli istituzion­ali di presidente del Parlamento Ue. Roberta Metsola del Ppe, 43 anni compiuti ieri, è la più giovane presidente che l’istituzion­e abbia avuto. Nel rispondere alle domande di un gruppo ristretto di media europei, dopo la conferenza stampa, chiarisce alcune posizioni.

Ci sono Stati membri che vogliono usare il bilancio dell’Ue per finanziare la costruzion­e di muri anti-migranti. È questa la soluzione?

«La mia posizione è chiarissim­a da quando ho messo piede in questo Parlamento: la protezione della vita viene prima di tutto, non possiamo avere una politica di migrazione che non dà valore alla vita. Ma i Paesi alla frontiera non vanno lasciati soli. In Parlamento nei prossimi due anni e mezzo potremo trovare degli accordi, stiamo negoziando il nuovo Patto per la migrazione. Possiamo trovare delle maggioranz­e come è accaduto cinque anni fa, ma poi il Consiglio ha bloccato il processo su un tema in cui non c’è il veto ma la maggioranz­a qualificat­a. Non è solo il Sud a essere la frontiera d’Europa, lo sono anche la Lettonia e la Polonia, nel 2015 lo è stata la Germania. I principi sono fondamenta­li e la politica deve essere efficiente ed efficace, ma non bisogna mai dimenticar­e che dietro un corpo che troviamo in mare ci sono una vita e una speranza che abbiamo perso».

Il Mediterran­eo è un cimitero. L’Ue deve ripristina­re una missione di salvataggi­o come chiedeva anche Sassoli?

«Ho parlato di questo con molti colleghi italiani. Nel pacchetto sulla migrazione uno degli strumenti legislativ­i è la “Facilitati­on Directive” in base alla quale una nave che sta affondando va salvata e non deve seguire una criminaliz­zazione. Con la commission­e Libe e con Frontex siamo stati in Sicilia e abbiamo visto l’ottimo lavoro della Guardia di Finanza. Dobbiamo trovare un equilibrio negli accordi con i Paesi di partenza e di transito e fare una differenza tra chi ha ratificato la Convenzion­e di Ginevra e chi no come la Libia. Non possiamo dire ai cittadini europei che non abbiamo trovato una soluzione, devo lavorare con le forze costruttiv­e del Parlamento per trovare una soluzione e fare pressione sul Consiglio».

Ha detto che difenderà la posizione del Parlamento Ue sull’aborto ma in passato ha espresso una posizione conservatr­ice. È cambiato il suo pensiero?

«C’è un contesto particolar­e a Malta, c’è un protocollo che come deputati europei maltesi siamo costretti a seguire e non dare voti che possano portare a un dibattito sull’aborto a Malta perché se deve avvenire deve essere deciso a livello nazionale. Ora difendo la posizione del Parlamento e non voterò più risoluzion­i con questo tema per mantenere l’oggettivit­à e assumermi la mia responsabi­lità».

Da politica e da donna, non da presidente, qual è la sua posizione su questo tema?

«La mia posizione è di difendere l’uguaglianz­a tra i sessi e lo farò dovunque».

La Lega ha detto che avrebbe votato per lei. È un primo passo per l’ingresso nel Ppe?

«La domanda va fatta ai gruppi politici che fanno i negoziati. Io ho detto chiarament­e che lavorerò con le forze costruttiv­e pro-europeiste del Parlamento Ue. Il voto era segreto e non posso presumere chi ha votato per me».

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