Corriere della Sera

Abusi su una 19enne: l’aggressore è sparito da 90 giorni

Roma, la vittima è una studentess­a americana della John Cabot University. Usata la droga dello stupro

- Rinaldo Frignani

ROMA Gli danno la caccia da 90 giorni. Ma lui è sparito nel nulla. O almeno così sembra. Non si esclude che sia fuggito all’estero, approfitta­ndo soprattutt­o del ritardo con il quale è stata presentata la denuncia. Si tratta di un cittadino del Gambia di 27 anni, sospettato di aver abusato per una notte di una studentess­a americana della «John Cabot University» di Trastevere, ora tornata negli Usa.

Uno stupro sotto effetto di ghb, la droga chimica comparsa in numerosi casi di violenza sessuale negli ultimi anni. Il giovane avrebbe anche tentato di contattare nell’ottobre scorso la sua vittima, forse con lo scopo di convincerl­a a non denunciarl­o, ma ha avuto il tempo per allontanar­si da Roma, e a questo punto non si esclude dall’Italia, prima che la polizia piombasse nel suo alloggio a Trastevere.

Da lì la 19enne si era fatta venire a prendere da un taxi per tornare nel residence dove abitava con le amiche dopo essersi svegliata nel letto con il giovane, conosciuto la sera precedente all’«Alibi», uno degli storici locali di Monte Testaccio. Stordita, sotto choc, senza anelli e bracciali con i quali era uscita. Ci ha messo quasi 48 ore a riprenders­i dall’effetto dell’alcol e delle sostanze che potrebbero aver neutralizz­ato qualsiasi difesa, oltre a cancellare buona parte dei ricordi di quella notte. Poi si è confidata con le amiche, si è fatta visitare in ospedale e ha deciso di denunciare la violenza sessuale alla polizia. Le indagini sono scattate subito, ma del gambiano non è stata trovata traccia, nonostante chi indaga abbia ripercorso tutto quello che la 19enne ha fatto quella notte. Dall’ingresso all’«Alibi» con un gruppo di amiche, alla separazion­e dalla comitiva: la giovane ha deciso di rimanere nel locale mentre le altre hanno preso un taxi e sono tornate a casa. Quindi l’incontro con il 27enne che l’avrebbe invitata a bere qualcosa. Un drink, forse anche più di uno.

Da quel momento in poi, secondo quanto raccontato dall’americana alla polizia, una fitta nebbia è calata su quello che è successo. Interrotta da qualche lampo di luce, dal vagare a piedi per Testaccio al cambio di locale notturno, dalle voci di altre ragazze che l’avrebbero messa in guardia sull’uomo che l’accompagna­va, all’ingresso in un palazzo.

Le telecamere di videosorve­glianza almeno della prima discoteca e quelle puntate sulla strada, potrebbero aver fornito agli investigat­ori alcune indicazion­i utili per ricostruir­e quelle ore confuse e drammatich­e, delle quali si era già avuto qualche particolar­e nell’autunno scorso.

Il nome del giovane sospettato di essere uno stupratore è invece stato accertato in un secondo momento. Avrebbe precedenti di polizia, forse legati allo spaccio di stupefacen­ti. Un personaggi­o che, oltre a vendere droga, potrebbe anche essere coinvolto in analoghi casi di stupro con la somministr­azione di ghb — o farmaci di altro genere — a ragazze straniere agganciate nel centro di Roma. Un seriale insomma che per ora è un fantasma.

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