Tonga dopo l’eruzione: «Disastro senza precedenti»
Prime notizie dalle isole ricoperte di cenere: devastazione ovunque, tre vittime accertate
«Un disastro senza precedenti». Dopo quattro giorni di quasi totale black out delle comunicazioni, è arrivato il primo aggiornamento ufficiale dal regno di Tonga, colpito dalla violentissima eruzione del vulcano Hunga Tonga Hunga Ha’apai e dal successivo tsunami, sabato scorso. «Un pennacchio di funghi vulcanici ha raggiunto la stratosfera e si è esteso radialmente coprendo tutte le isole, generando alte onde di tsunami». Ed è scattato l’allarme per la possibile contaminazione delle riserve d’acqua con i residui vulcanici e il conseguente rischio di diffusione di malattie. Un pericolo che
frena pure la richiesta ufficiale di aiuti: le autorità di Tonga, finora risparmiata dal Covid, temono di introdurre con i soccorsi anche la pandemia.
Gli aiuti dalla Nuova Zelanda sono comunque partiti sulle navi della Marina Militare, poiché gli aerei ieri non riuscivano ad atterrare a causa del fitto manto di cenere che ricopriva l’aeroporto della capitale. «Gli abitanti di Tonga stanno spazzando la pista a mani nude», ha spiegato il ministro della Difesa neozelandese Peeni Henare. Nel frattempo, sono salite a tre le vittime ufficiali del disastro. Il primo corpo rinvenuto è di una cinquantenne britannica, Angela Glover, da tempo residente
sull’isola di Tongatapu. È stata travolta dallo tsunami assieme al marito che è riuscito a salvarsi aggrappandosi ad un albero. Risultano morti anche un uomo di 49 anni dell’isola di Nomuka e una donna di 65 anni di Mango. Su quest’ultima isola tutte le case sono distrutte. Mentre solo due restano in piedi a Fonoifua. È probabile che il bilancio sia destinato a peggiozature.
rare con il passare delle ore.
Le immagini scattate dall’aereo militare neozelandese che martedì ha completato il primo giro di ricognizione sull’arcipelago restituiscono un panorama di desolante devastazione, un paesaggio lunare. Edifici spazzati via o gravemente danneggiati, tetti ricoperti di cenere nera, alberi sradicati, scheletri di imbarcazioni e di auto ovunque. Già lunghissima la lista dei danni alle infrastrutture e resta difficile comunicare, tra le isole e con il resto del mondo, per la rottura dei cavi sottomarini.
Per ora sono due le navi neozelandesi salpate verso Tonga, distante circa 2.000 chilometri, cariche di aiuti e attrezE sempre dalla Nuova Zelanda, dove vive una forte comunità di migranti tongani, arrivano i racconti di parenti e amici che non riescono da giorni a contattare i propri cari. Sabato, Siale Faitotonu ha chiamato il fratello che stava tornando dalla piantagione di famiglia a Tongatapu dopo aver raccolto i prodotti per il pasto domenicale. «Diceva che sentiva un forte odore di zolfo ed era difficile respirare. Ma noi tongani conosciamo bene quella puzza, siamo abituati», ha spiegato al sito di news Stuff. Poi la telefonata si è interrotta. Era l’odore del vulcano pronto ad esplodere.