IL CORAGGIO DI CHIARA E IL BRANCO
Alessandro Manzoni lo faceva dire al suo Don Abbondio ne I promessi sposi: «Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare». Chiara ne aveva, quella notte. Ne aveva per filmare tutto rischiando di essere scoperta. Ne aveva per aprirsi un varco nella mischia allargando le braccia. Ne aveva per allontanare il branco a forza di urla e aiutare la ragazza — seminuda e terrorizzata, a terra — dopo che decine di ragazzi ne avevano fatto una preda sessuale. Vestiti strappati di dosso, spintoni, le mani addosso, tirata dalle gambe e dalle braccia fino a sollevarla... Nella notte milanese di Capodanno in piazza del Duomo, quella ragazza era una delle vittime degli abusi (una delle tante). Chiara, invece, è Chiara Corapi, ha 19 anni, ed è una studentessa di Cesenatico. A lei vanno i nostri applausi. Per la sua prontezza nell’intuire che, oltre il muro di persone che aveva davanti a sé, non era in corso una rissa ma «cattive intenzioni di ragazzi che avevano preso di mira le ragazze per abusarne». Applausi per la lucidità nel filmare tutto sapendo bene che soltanto così il branco avrebbe avuto nomi e cognomi.
E poi per il coraggio, appunto, perché, come dice lei, «quando ho visto che la situazione aveva superato ogni limite non potevo più starmene ferma a guardare e documentare». Siamo sempre tutti bravi a immaginarci pronti per aiutare qualcuno in evidente difficoltà. Farlo davvero è un’altra cosa. Intervenire in una situazione che comporta potenziali rischi non è mai scontato, e non a caso spesso definiamo eroe chi si distingue per averlo fatto. Che lei sia un’eroina oppure no poco importa. Importa, invece, che in quell’angolo della notte milanese di San Silvestro, la sua presenza ha fatto la differenza per la ragazza che il branco aveva scelto come preda. «Un esempio degno di ammirazione», ha commentato il sindaco della sua città. Che, va detto, ne aveva annotato la cittadinanza italiana un anno fa, perché lei, figlia di genitori albanesi, fino ai 18 anni non ne aveva diritto.