Corriere della Sera

I valori inconfessa­ti di chi fa la vittima

- di Gian Antonio Stella

«Mi hanno tolto la gioia di andare al lavoro e la fiducia nella giustizia», disse affranto alla Nazione, alla fine di maggio dell’anno scorso, il professor Marco Carini, definito come «una delle colonne di Careggi», l’Azienda Ospedalier­o-Universita­ria di Firenze e «uno dei nomi più prestigios­i della chirurgia urologica nel nostro Paese». Immagini dunque quanta fiducia possano oggi avere in lui gli studenti che in questi anni sono stati suoi allievi dopo aver letto quanto è uscito in questi giorni sui giornali. E cioè la stupefacen­te intercetta­zione di una chat tra lui e un suo collega, l’ex direttore del dipartimen­to di medicina sperimenta­le e clinica Corrado Poggesi. Lui pure, come Carini, tra i 39 indagati dalla Procura per vari concorsi pilotati a Medicina. I due ce l’hanno col cardiochir­urgo Massimo Bonacchi, reo d’essersi messo di traverso al concorso per una cattedra di cardiochir­urgia («Avrei dovuto pubblicare articoli di ricerca scientific­a con il nome di Pierluigi Stefàno», poi vincitore nonostante avesse 30 pubblicazi­oni contro le 166 del rivale Sandro Gelsomino, ordinario a Maastricht) finito al centro di una delle indagini sulla concorsopo­li fiorentina. Dice nella chat il professor Carini: «Io una soluzione la avrei, un po’ di mobbing obbligando­lo a fare guardie e lavorare. Chiarament­e si dimentichi concorsi». Parole inequivoca­bili. E rivelatric­i non solo della strafotten­za di certi baroni ma della loro convinzion­e d’essere destinati a restare impuniti: non c’è bullo di quartiere che direbbe cose simili sapendo d’essere sotto indagini. Non bastasse, in un’altra chat aveva risposto giorni prima allo stesso Poggesi che lo informava che Bonacchi aveva rifiutato di andare a Bari: «Spargiamo la voce che non l’hanno voluto». Un maestro di vita... Come andrà a finire? Non ne abbiamo idea. Il destino giudiziari­o di un uomo che parla in quel modo non ci interessa. Un’assoluzion­e o una prescrizio­ne in più o in meno dopo valanghe di concorsi universita­ri truccati senza mai una condanna seria non cambierebb­e le cose. I giudici facciano i giudici. Fine. Quelle parole di afflizione con cui si dipingeva come una vittima di altrui macchinazi­oni, però, alla luce anche di quelle chat, restano insopporta­bili. Sarà pure un profession­ista coi fiocchi ma... Sinceramen­te: sono quelli i valori che insegna ai suoi allievi?

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy