Cingolani: 10 miliardi per ridurre le bollette
Non andrà come previsto. Il rialzo dei prezzi dei beni energetici è destinato a proseguire dopo il primo trimestre 2022, un cambio di prospettiva che spinge il governo a individuare risposte strutturali ai rincari delle bollette. A ribadirlo è il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, in audizione congiunta alle commissioni Industria e Attività produttive. «Se a fine anno c’era l’aspettativa che dopo il primo trimestre del 2022 con il Nord
Stream2 avremmo assistito a una stabilizzazione dei prezzi del gas, ora questa cosa è difficile da credere, perché sono subentrate situazioni geopolitiche complesse». Uno scenario che induce le forze di maggioranza (Lega in testa) ad accelerare il varo di ulteriori misure destinate a mitigare la corsa del caro bollette, difficile però che siano pronte per domani, in occasione del consiglio dei ministro che approverà il nuovo decreto Ristori. Una parte degli interventi dovrebbero essere quelli, di natura strutturale, indicati da Cingolani in audizione. In totale il pacchetto di misure vale tra 8 e 10 miliardi di euro e si tratta delle soluzioni già segnalate dal ministro in una lettera inviata, poco dopo Natale, al premier Draghi. Nel dettaglio ci sono 3 miliardi ottenuti dalla cartolarizzazione degli oneri di sistema sulle bollette, 1,5 miliardi dalle aste Co2, 1,5 miliardi dalla riduzione degli incentivi sul fotovoltaico, da 1 a 2 miliardi dal taglio agli incentivi sull’idroelettrico, 1,5 dalla negoziazione a lungo termine delle rinnovabili. Tra le ipotesi pure l’aumento della produzione di gas metano in Italia. «Il Mef sta anche valutando gli interventi di sterilizzazione degli oneri per le imprese sotto i 16.5 kW che valgono 1,2 miliardi. Comunque è tutto work in progress», spiega Cingolani.