Corriere della Sera

«La tv come scuola e la maglia a chi merita Non copierò Cassani»

Bennati, neo c.t.: «Colbrelli e Trentin carte mondiali»

- di Marco Bonarrigo

In un viaggio lungo un secolo che unisce miti assoluti (Girardengo, Binda, Guerra, Magni), fuoriclass­e moderni (Bettini e Ballerini) e il leggendari­o Alfredo Martini, il ruolo di commissari­o tecnico del ciclismo italiano profession­istico non poteva finire in mani banali. Tre mesi fa, e dopo sette stagioni al volante dell’ammiraglia azzurra, Davide Cassani l’ha consegnato a Daniele Bennati.

Si presenti, Daniele.

«Ho 42 anni, sono stato corridore profession­ista per 18 stagioni e tre vite diverse. Nella prima ero l’uomo che pedalava pensando solo a come portare Mario Cipollini a conquistar­e titoli mondiali, tappe di Tour e Giro negli ultimi 200 metri. Nella seconda sono stato tra i pochi italiani a vincere volate (58) in tutti i grandi giri. Nella terza sono tornato a lavorare da gregario ma per un fuoriclass­e come Contador, pedalando a tutta dal primo chilometro».

Cosa ha imparato?

«Nella prima il mestiere, nella seconda la gloria del successo, nella terza lo spirito di sacrificio. È stato un percorso completo, affascinan­te. Credo di essere stato scelto dal presidente federale Dagnoni per questo motivo».

Ma non è mai salito in ammiraglia a guidare dei corridori.

«Mai. Mi sono preparato sul campo e commentand­o tutte le corse in tv per la Rai, ho seguito i corsi da direttore sportivo e superato tutti gli esami. Avrò vicino gente come Roberto Amadio, Marco Velo o Mario Scirea, da cui ho tantissimo da imparare».

Lei eredita la poltrona di Davide Cassani, che ha rivoluzion­ato il concetto di Nazionale, unendo pista, strada e fuoristrad­a e dando enorme visibilità alla maglia azzurra.

«Eredito la sua poltrona ma anche quella di Alfredo Martini,

che è stato mio grandissim­o maestro, e del povero Franco Ballerini, guida e amico: era il mio testimone di nozze. Da ognuno ho imparato qualcosa».

Cassani è stato amato (ma anche criticato) per la sua onnipresen­za, dalla tv ai campi di gara alle pubbliche relazioni che hanno fruttato fior di contratti alla Federazion­e...

«A me è stato chiesto di dirigere la Nazionale dei profession­isti. Non sarò un duplicato di Davide, che pure ammiro, mi terrò in contatto con gli altri c.t. ma mi limiterò a guidare i ragazzi a caccia di un titolo mondiale che ci manca da 14 anni».

Perché non vinciamo un Mondiale dal 2008, quando Alessandro Ballan trionfò a Varese?

«Per un pizzico di sfortuna, perché il livello del ciclismo internazio­nale è altissimo ma anche per carenza di fuoriclass­e nostrani. Però attenzione: nelle prossime due edizioni, tra Australia e Scozia, ci saranno due percorsi da velocisti resistenti adatti a gente come Colbrelli e Trentin. Potrebbe essere l’occasione».

Cosa copierà a Cassani?

«Vorrei portare avanti il suo progetto di team Nazionale che partecipa anche alle corse minori e non solo a Mondiali, Europei e Olimpiadi. Non sarà facilissim­o perché la struttura del calendario è cambiata e i team Continenta­l faranno fatica a prestarci gli atleti. Ma ci proverò».

Cosa innoverà?

«Non userò le corse per convocare decine di corridori e metterli alla prova per trovare la formula giusta: la maglia azzurra va meritata anche nelle corse minori».

Siamo in un mondo dove i grandi talenti, da Evenepoel a Pogacar, sono giovanissi­mi.

«Parliamo di due fenomeni irripetibi­li. A 21 anni bisogna avere tempo per maturare senza pressioni, altrimenti ti bruci. A me quel tempo è stato concesso, forse per questo ho corso 18 anni».

Come Davide Cassani, lei è passato per la tv.

«Mi è servita molto. Ho imparato a parlare, a ragionare, a guardarmi attorno. Un c.t. moderno deve saperlo fare».

La vittoria che ha più amato, la gara più bella?

«Il successo sui Campi Elisi nell’ultima tappa del Tour de France 2007 non ha paragoni. Le gare più belle sono quelle dove non ho mai brillato: Parigi-Roubaix e Giro d’Italia».

Lei è amico intimo di un fuoriclass­e anomalo del ciclismo, Jovanotti.

«Una forza della natura, un vecchio ragazzo che prepara le tournée come fossero grandi giri, un innamorato totale del ciclismo. Un lungo viaggio assieme in bicicletta è il nostro progetto-sogno».

Lei era a fianco di Alex Zanardi nel tragico incidente in hand bike a Siena.

«Non voglio ricordare quei momenti terribili, ma quello che Alex mi disse pochi minuti prima del via di quella tappa: Benna, questo è uno dei giorni più belli della mia vita. Sapere che è finalmente a casa e sta recuperand­o è una gioia immensa».

Ho tirato la volata a Cipollini, vinto gli sprint e fatto il gregario di Contador, imparando mestiere, gloria e sacrificio. Un percorso completo e affascinan­te

Eredito la poltrona di Martini e Ballerini, che fu mio testimone di nozze. Da ciascuno ho imparato qualcosa. Il sogno? Un viaggio in bici con il mio amico Jovanotti

 ?? ?? L’impresa La gioia di Sonny Colbrelli il 3 ottobre scorso, quando il corridore bresciano ha vinto a sorpresa la Parigi-Roubaix (Ap)
L’impresa La gioia di Sonny Colbrelli il 3 ottobre scorso, quando il corridore bresciano ha vinto a sorpresa la Parigi-Roubaix (Ap)
 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy