Corriere della Sera

La serie del «BarLume» sempre più vicina alla commedia

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APineta (località immaginari­a come Vigàta; un giorno bisognerà pur comporre un manuale del «luoghi fantastici» della serialità televisiva), a Pineta, dicevo, l’omicidio di un compratore d’oro e un vecchio caso irrisolto chiamano all’indagine Massimo (Filippo Timi) e la Fusco (Luisa Mascino). Lui amante disperato e sospettoso di una relazione tra la Tizi e Beppe, lei sempre tartassata dal questore Gianluigi Maria Tassone (Sky). Il nuovo capitolo dei «Delitti del BarLume», tratto dai romanzi di Marco Malvaldi, si chiama «Compro oro» e accentua sempre di più il carattere di commedia che contraddis­tingue la serie. I quattro vecchi impiccioni sono sempre più impiccioni, con Emo (Alessandro Benvenuti) che si caccia nei guai e finalmente nomina la parola chiave di «Amici miei», cioè supercazzo­la.

Inutile cercare negli episodi la credibilit­à delle situazioni, inutile inseguire le trame di un poliziesco (i due italo-americani sembrano usciti da un film di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia), quando a prevalere sono i toni caricatura­li. Solo così sono giustifica­bili certe situazioni come la richiesta di matrimonio che Massimo fa alla Tizi, la fissazione per i cocktail di Tassone, persino il traballant­e uso della mascherina anti-Covid.

Tanto che il più convincent­e appare Corrado Guzzanti nelle vesti del truffaldin­o assicurato­re veneto Paolo Pasquali che parla esattament­e come Alberto Sordi nelle vesti del gondoliere Bepi in Venezia, la luna e tu di Dino Risi.

Ancora una volta, le giornate ruotano intorno al bar, centro nevralgico e strategico di una qualsiasi comunità di provincia che si rispetti, in attesa del colpo di scena. Che immancabil­mente arriva a scombinare le partite a carte del «quartetto prostata».C’è persino un finale a metà tra Brecht e Scarpetta: Massimo si rivolge direttamen­te al pubblico per ingraziars­elo e promettere nuove avventure.

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