Corriere della Sera

Berlusconi: non do vantaggi a nessuno Congelato il vertice di centrodest­ra

Le divisioni nel centrosini­stra e le incertezze sul voto dei positivi lo inducono a non esporsi

- Di Paola Di Caro

ROMA Il refrain di tutti nella coalizione è «il centrodest­ra è e resterà unito e farà una proposta compatta». Ma a cinque giorni dal voto per il Quirinale, non si capisce molto bene su cosa. Anzi, non si capisce per niente, e non si chiarirà nelle prossime ore, visto che il vertice che era stato annunciato per oggi o al massimo domani non si terrà sicurament­e in giornata e forse nemmeno in settimana, nonostante Matteo Salvini giuri di sì.

Silvio Berlusconi infatti, dato da molti per pronto a gettare la spugna ancora 24 ore fa, resta in sella e non scioglie la riserva per dire se si candiderà o no al Colle, come gli hanno chiesto per iscritto i

I tempi

Gli alleati avrebbero dovuto riunirsi oggi o domani ma resta tutto in alto mare

suoi alleati, sempre in più nervosa attesa. Non ha deciso il da farsi, ribadiscon­o i suoi, ma anche se lo avesse fatto, ritiene che non sia suo interesse muoversi troppo presto: se annuncio che mi candido, è la sostanza del suo ragionamen­to, do agli avversari troppo tempo per organizzar­e una controffen­siva e li compatto. Se invece spiego ora che preferisco non scendere in campo, permetto che siano gli altri a condurre il gioco, marginaliz­zandomi. Sospetto realistico, se in effetti già adesso Salvini e Meloni fanno sapere in pubblico di avere pronte alternativ­e al suo nome, anche di «larga condivisio­ne».

Tutto è in movimento e può cambiare da un momento all’altro, ma allo stato il Cavaliere continua a tessere la sua tela. Va detto che Vittorio Sgarbi, che da FI consideran­o uno che parla per conto proprio, sembra farlo con cognizione di causa visto che già in mattinata aveva annunciato che Berlusconi non si sarebbe presentato a Roma e che il vertice era in forte dubbio. E aveva aggiunto che, comunque, la caccia è ancora aperta.

Così sembra essere. Berlusconi non ha deciso ma nemmeno ha mollato, anche perché non tutti i pezzi del puzzle sono al loro posto. Sul piatto vanno messi vari elementi. Uno, per lui positivo, è che come da richiesta della sua difesa ha ottenuto il rinvio del processo Ruby Ter, dal 26 gennaio al 16 febbraio, proprio per permettere un sereno svolgiment­o delle votazioni per il Quirinale.

Un tema che invece è ancora aperto è quello di come sarà composta la platea dei grandi elettori: è stato accolto alla Camera l’ordine del giorno di Francesco Lollobrigi­da, capogruppo di FdI, che chiede al governo di attivarsi per permettere il voto ai parlamenta­ri positivi per Covid. Ma ancora il nodo tecnico è da sciogliere: sarà possibile o no? Ballano decine di voti, e in un’elezione da muro contro muro come sarebbe la sua, ogni voto conta per raggiunger­e quota 505.

Poi c’è l’oggettiva difficoltà del fronte avversario, emersa in maniera evidente ieri con la frenata sulla candidatur­a che — nonostante le difficoltà — continua a sembrare la più forte in campo, quella di Draghi. Se non ci sono avversari al mio livello, ragiona il Cavaliere, perché mai arrendersi?

Insomma, serve ancora tempo e serve lavorare ai fianchi tutti i possibili elettori del grande magma centrista o senza più riferiment­i di partito che si muovono sempre più spaesati in Parlamento. Ma quanto ancora potranno gli alleati, che scalpitano, aspettare il Cavaliere? Sia Salvini

Le telefonate

Il fondatore di FI cerca ancora di convincere tutti i possibili elettori del magma centrista

che Meloni non intendono delegare a Berlusconi l’indicazion­e finale di un altro candidato, l’uno per non concedergl­i (e perdere) il ruolo di kingmaker, l’altra perché teme giochi a trazione centrista, con in palio la legge elettorale proporzion­ale, che frantumere­bbero il centrodest­ra e ogni speranza di vincere (e governare) alle prossime elezioni.

Ma Berlusconi non ci sente. Anzi, la sensazione fra i suoi è che davvero voglia giocarsi la partita alla quarta votazione, la prima con maggioranz­a assoluta. Dove, assicura Antonio Tajani, il centrodest­ra avrà «assolutame­nte» il controllo dei rispettivi gruppi, lo avranno «sia Salvini che Meloni», mentre «non so se a sinistra ci sia la stessa soluzione». Insomma, la pesca potrebbe avvenire anche all’ultimo momento, quindi non c’è motivo di accelerare i tempi. Quanto la posizione potrà reggere alla spinta degli alleati è da vedere, ma al momento Berlusconi si tiene strette tutte le sue carte. E resta centrale, qualunque sarà alla fine la sua decisione.

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