Corriere della Sera

Meloni avverte: pronti a più ampie convergenz­e se Silvio rinuncia

- Giuseppe Alberto Falci © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

ROMA «Sia chiaro: solo se unita la coalizione ha i numeri per giocare la partita del Quirinale da protagonis­ta». Via della Scrofa, ore 4 del pomeriggio. Giorgia Meloni riunisce l’esecutivo del partito. Ordine del giorno, va da sé, la strategia per il Colle. Ad ascoltare la leader di FdI ci sono i capigruppo di Camera e Senato, Francesco Lollobrigi­da e Luca Ciriani. E poi ancora dirigenti di peso, come Ignazio La Russa e Giovanni Donzelli. Collegato da remoto c’è anche Raffaele Fitto, vicepresid­ente del gruppo dei Conservato­ri, con un passato da enfant prodige di Forza Italia. La relazione introdutti­va della leader di FdI serve a ribadire la posizione fin qui espressa dal partito. Prima di tutto l’appello all’unità della coalizione che da quella parti si traduce così:

La partita

La leader riunisce il partito: solo se unita, la coalizione ha i numeri per giocare da protagonis­ta

«Noi siamo fedeli a Berlusconi, lo abbiamo ribadito nel corso del vertice della coalizione... Però non vogliamo scherzetti da parte degli alleati». Ed è dopo questa premessa che Meloni dà una notizia che illumina i taccuini dei cronisti e rimanda a quello che potrebbe succedere se il Cavaliere decidesse di sfilarsi. «Nel caso in cui la sua disponibil­ità venisse meno, Fratelli d’Italia è pronta a formulare le sue proposte per concorrere a costruire una convergenz­a più ampia su personalit­à autorevoli nel campo culturale del centrodest­ra che hanno tutte le caratteris­tiche per ricoprire l’incarico».

È il piano B della Meloni ma è anche un modo per inviare un pizzino a chi come Matteo Salvini da giorni gioca a fare il leader della coalizione senza concordare le mosse con gli alleati: «Il centrodest­ra ha il diritto di prelazione, ma nessuno potrà parlare a nome nostro. Ogni decisione dovrà essere concordata in sede di coalizione». Altrimenti rischia di saltare tutto, è il non detto. La leader di Fratelli d’Italia tratteggia il profilo del futuro presidente della Repubblica: «Un patriota che difenda gli interessi nazionali italiani e sappia rappresent­are l’Italia con autorevole­zza e credibilit­à».

Non si sbilancia a svelare il nome o i nomi, anche perché ad oggi l’ipotesi di candidatur­a del Cavaliere è ancora in campo. Allo stesso tempo, Meloni e le sue truppe non intendono aspettare all’infinito. Non arriverann­o insomma all’ultimo secondo con Berlusconi che li terrà bloccati. Un conto è verificare i numeri, un altro è continuare a protrarre i termini e far perdere un’occasione storica al centrodest­ra. Non a caso uno come Fabio Rampelli, vicepresid­ente della Camera e alto dirigente di FdI, dichiara: «Aspettiamo che Berlusconi ufficializ­zi la sua candidatur­a, dopo aver verificato con gli alleati le convergenz­e, ovvero la fattibilit­à. Qualora non ci fossero i numeri, occorrerà lavorare a un piano B, un piano alternativ­o».

La preoccupaz­ione di Meloni rimanda a uno scenario che da quelle parti viene considerat­o il peggiore: «Alla fine il vero rischio è che si vada a finire su Draghi ma non per scelta perché ognuno ha le sue convenienz­e, chi di governo, chi perché vuole cambiare la legge elettorale. Se fosse così morirebbe il centrodest­ra». Insomma, Meloni garantisce di essere stata ai patti, assicura che i suoi 64 grandi elettori si muoveranno come un moloch, ma potrebbe molto presto forzare la mano e chiedere un chiariment­o. «Non vogliamo essere travolti dal calcolo degli alleati», avverte.

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Sovranista Giorgia Meloni, 45 anni, presidente di Fratelli d’Italia dall’8 marzo 2014

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