«Fate votare i positivi» Adesso la Camera impegna il governo (che si rimette all’Aula)
ROMA Un gazebo, all’aperto. In una sede della Camera distaccata, come il complesso di Palazzo Valdina a poche decine di metri da Montecitorio, trasformata ad hoc, per votare in sicurezza e segretezza. Un albergo adiacente, adattato a Covid hotel, dove soggiornare durante i giorni del voto. E ambulanze per il trasferimento a Roma e a fare da navetta con tutte le cautele riservate ai positivi. Su questo scenario, ancora del tutto ipotetico, si consuma la guerra di nervi sul voto ai parlamentari positivi e asintomatici.
Con il centrodestra alla ricerca di ogni singola scheda a supporto della candidatura di Silvio Berlusconi che chiede deroghe al super green pass per i grandi elettori. E con i dubbi della maggioranza e del ministro della Salute, Roberto Speranza, sull’opportunità di lasciar circolare i contagiati diversamente dagli altri cittadini che devono sottostare alle regole della carta verde. Se ne discuterà stamani in una capigruppo convocata ieri per comunicazioni del presidente Roberto Fico al termine di una giornata scandita da colpi di scena. La Corte costituzionale ha respinto il ricorso dei parlamentari no vax che risiedono sulle isole e senza super green pass non possono imsolo barcarsi per raggiungere il Parlamento per il voto. Mentre la Camera ha approvato praticamente all’unanimità due ordini del giorno: uno di Francesco Lollobrigida di Fratelli d’Italia, l’altro di Paolo Barelli di Forza Italia, che impegnano l’esecutivo a rimuovere gli ostacoli al voto per i parlamentari positivi. E il governo, rappresentato in aula dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa, centrista di Noi con l’Italia, si è rimesso all’Aula e non ha dato parere contrario. Quindi, in teoria, tutti d’accordo: si lascino votare. L’atto però ieri è stato seguito da un rimpallo di responsabilità tra Montecitorio e Palazzo Chigi su a chi tocchi dare seguito nel concreto alla richiesta. Ma, come sottolinea il questore della Camera, Gregorio Fontana, «il tempo stringe». Alcuni dei 21 parlamentari, secondo l’AdnKronos ancora positivi, dovrebbero essere portati a Roma entro le 15 di lunedì. Che fare?
Ieri ci si è interrogati in ogni sede. Con un occhio anche alla Corte costituzionale che ha ritenuto inammissibile il ricorso dei 5 parlamentari, residenti in Sicilia e Sardegna, capeggiati da Pino Cabras di Alternativa, contro il decreto sul super green pass che gli rende impossibile imbarcarsi su un aereo o una nave e raggiungere la Camera per il voto. La Corte ha ritenuto che non vi sia «alcuna manifesta violazione delle prerogative costituzionali dei parlamentari». Infatti la disposizione oggetto del conflitto «regola le condizioni di accesso al trasporto pubblico valide per l’intera collettività e non riguarda attribuzioni specifiche di deputati o senatori». Secondo i giudici, «l’esercizio di voto deve essere garantito dai competenti organi delle Camere», frase che è stata citata dal centrodestra a sostegno della richiesta di voto dei positivi. La soluzione più semplice sarebbe una circolare. Dal centrodestra si chiede di agire in analogia con quella che nella prima fase del contagio regolava gli spostamenti di emergenza soggettiva, come un infarto. Mentre si continua a chiedere, in alternativa il «seggio volante»: far spostare l’urna anziché i parlamentari. Ma una soluzione ancora non c’è. Ieri Palazzo Chigi attendeva richieste dalla Camera. E viceversa. La capigruppo scioglierà il nodo politico, quello tecnico spetterà al ministro Speranza.