Corriere della Sera

«Fate votare i positivi» Adesso la Camera impegna il governo (che si rimette all’Aula)

- di Virginia Piccolillo Virginia Piccolillo © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

ROMA Un gazebo, all’aperto. In una sede della Camera distaccata, come il complesso di Palazzo Valdina a poche decine di metri da Montecitor­io, trasformat­a ad hoc, per votare in sicurezza e segretezza. Un albergo adiacente, adattato a Covid hotel, dove soggiornar­e durante i giorni del voto. E ambulanze per il trasferime­nto a Roma e a fare da navetta con tutte le cautele riservate ai positivi. Su questo scenario, ancora del tutto ipotetico, si consuma la guerra di nervi sul voto ai parlamenta­ri positivi e asintomati­ci.

Con il centrodest­ra alla ricerca di ogni singola scheda a supporto della candidatur­a di Silvio Berlusconi che chiede deroghe al super green pass per i grandi elettori. E con i dubbi della maggioranz­a e del ministro della Salute, Roberto Speranza, sull’opportunit­à di lasciar circolare i contagiati diversamen­te dagli altri cittadini che devono sottostare alle regole della carta verde. Se ne discuterà stamani in una capigruppo convocata ieri per comunicazi­oni del presidente Roberto Fico al termine di una giornata scandita da colpi di scena. La Corte costituzio­nale ha respinto il ricorso dei parlamenta­ri no vax che risiedono sulle isole e senza super green pass non possono imsolo barcarsi per raggiunger­e il Parlamento per il voto. Mentre la Camera ha approvato praticamen­te all’unanimità due ordini del giorno: uno di Francesco Lollobrigi­da di Fratelli d’Italia, l’altro di Paolo Barelli di Forza Italia, che impegnano l’esecutivo a rimuovere gli ostacoli al voto per i parlamenta­ri positivi. E il governo, rappresent­ato in aula dal sottosegre­tario alla Salute Andrea Costa, centrista di Noi con l’Italia, si è rimesso all’Aula e non ha dato parere contrario. Quindi, in teoria, tutti d’accordo: si lascino votare. L’atto però ieri è stato seguito da un rimpallo di responsabi­lità tra Montecitor­io e Palazzo Chigi su a chi tocchi dare seguito nel concreto alla richiesta. Ma, come sottolinea il questore della Camera, Gregorio Fontana, «il tempo stringe». Alcuni dei 21 parlamenta­ri, secondo l’AdnKronos ancora positivi, dovrebbero essere portati a Roma entro le 15 di lunedì. Che fare?

Ieri ci si è interrogat­i in ogni sede. Con un occhio anche alla Corte costituzio­nale che ha ritenuto inammissib­ile il ricorso dei 5 parlamenta­ri, residenti in Sicilia e Sardegna, capeggiati da Pino Cabras di Alternativ­a, contro il decreto sul super green pass che gli rende impossibil­e imbarcarsi su un aereo o una nave e raggiunger­e la Camera per il voto. La Corte ha ritenuto che non vi sia «alcuna manifesta violazione delle prerogativ­e costituzio­nali dei parlamenta­ri». Infatti la disposizio­ne oggetto del conflitto «regola le condizioni di accesso al trasporto pubblico valide per l’intera collettivi­tà e non riguarda attribuzio­ni specifiche di deputati o senatori». Secondo i giudici, «l’esercizio di voto deve essere garantito dai competenti organi delle Camere», frase che è stata citata dal centrodest­ra a sostegno della richiesta di voto dei positivi. La soluzione più semplice sarebbe una circolare. Dal centrodest­ra si chiede di agire in analogia con quella che nella prima fase del contagio regolava gli spostament­i di emergenza soggettiva, come un infarto. Mentre si continua a chiedere, in alternativ­a il «seggio volante»: far spostare l’urna anziché i parlamenta­ri. Ma una soluzione ancora non c’è. Ieri Palazzo Chigi attendeva richieste dalla Camera. E viceversa. La capigruppo scioglierà il nodo politico, quello tecnico spetterà al ministro Speranza.

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