Grillo «amareggiato» per i tempi dell’inchiesta 50 parole chiave nelle chat
MILANO Due pagine fitte di parole-chiave: sono una cinquantina le stringhe di ricerca — nei telefonini sequestrati martedì a 5 non indagati dirigenti della compagnia marittima Moby di Vincenzo Onorato e dipendenti del blog beppegrillo.it e della Casaleggio Associati — con le quali la Procura e la Gdf di Milano cercano chat che possano confermare la mediazione illecita di Beppe Grillo nel 2018-2019 per spingere i suoi parlamentari a fare gli intecorruzione, ressi legislativi dell’armatore, proprio mentre questo suo amico di lunga data lo stava finanziando con un contratto pubblicitario sul blog da 240.000 euro.
Diversamente dalla curiosità di politica e media, concentratisi sui messaggi in cui Grillo trasmette i desideri di Onorato a questo o a quel parlamentare o ministro (del resto notoriamente a difesa dei «disoccupati lavoratori marittimi» di Moby come ad esempio Di Maio nel comizio del 2018 a Torre del Greco), e poi gli inoltra le loro risposte spesso a loro insaputa, per sostenere l’accusa di traffico di influenze illecite gli inquirenti hanno bisogno di puntellare il primo lato della triangolazione: cioè il tenore dei messaggi tra Onorato e Grillo. Infatti, accertato il pagamento pubblicitario da Onorato a Grillo, il fatto che politici 5 Stelle non abbiano prodotto favori legislativi all’armatore è ricavabile dalla scelta della Procura di non contestare la che richiederebbe appunto uno scambio tra soldi e contraccambio illecito. Neppure sono contestati abusi d’ufficio. E neanche si parla di finanziamento illecito al partito, perché ai pm evidentemente non pare sostenibile equiparare il blog di Grillo a una articolazione del M5S.
Cruciale, invece, è se nei messaggi tra Onorato e Grillo si possa o no ricavare la certezza che l’armatore, sotto il contratto da 120.000 euro l’anno per due anni di pubblicità al blog del fondatore del Movimento, ne stesse in realtà comprando l’influenza sul Movimento: indipendentemente dal fatto che poi parlamentari o ministri 5 Stelle l’abbiano subìta o meno, e persino indipendentemente dal fatto che Grillo l’abbia davvero spesa su essi nell’interesse di Onorato. Anzi, per assurdo, quand’anche Grillo l’avesse millantata e magari nemmeno si fosse attivato con i suoi, ricadrebbe lo stesso nel nuovo reato che sotto il governo Conte-Bonafede nel 2020 ha assorbito il vecchio millantato credito.
Conte esprime «vicinanza» a Grillo, dicendosi certo «che le verifiche dimostreranno la legittimità del suo operato». E Grillo, il 13 giugno a processo a Livorno per le lesioni personali e violenza privata denunciate da un giornalista di Rete4 nel 2020, continua a tacere, pur se esponenti 5 Stelle riportano all’AdnKronos il suo essere «molto amareggiato per i tempi» dell’indagine ma «con la coscienza pulita».
Per il gruppo di Onorato in crisi, invece, ben più urgente e importante è l’udienza oggi al Tribunale Fallimentare, dove si tornerà a verificare la percorribilità di un concordato preventivo di Moby e della controllata Cin (ex Tirrenia).
Il processo
Il fondatore del M5S andrà il 13 giugno a processo per lesioni a un giornalista