Dall’ansia al linguaggio, i rischi per i bambini Come gestire i positivi
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Quali sono le regole della quarantena nella scuola dell’infanzia?
La normativa attuale sulla gestione dei contagi nel sistema educativo, didattico e formativo — decreto applicativo ministeriale del 7 gennaio 2022 — prevede che, quando un bambino è positivo, l’attività della classe venga sospesa. La quarantena dei contatti del compagno dura dieci giorni e si conclude con un tampone negativo. La classe viene chiusa per tutti gli alunni, anche quelli assenti nei giorni dell’ipotetico contatto con il positivo. 2
Quali le conseguenze?
L’aumento esponenziale dei contagi dovuto alla variante Omicron ha imposto un’altalena incessante di quarantene, intervallate da qualche giorno di scuola. È facilissimo che un bambino in questo periodo entri in contatto con un positivo in famiglia o fuori casa. Non esiste un vaccino per chi ha tra zero e 4 anni (come c’è invece per le fasce 5-11 e 1217 anni). Per i piccoli delle materne non è previsto l’uso della mascherina ed è automatico che in presenza di un caso positivo finisca in quarantena l’intera classe. Tutti sono considerati contatti stretti.
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Qual è il danno per i bambini?
I problemi non sono legati solo alla sospensione della didattica in presenza. La quarantena impone loro il divieto di uscire di casa, fare una passeggiata e avere qualsiasi contatto con il mondo esterno e con i coetanei. Non possono fare sport e aumenta il tempo trascorso davanti alla tv o ai dispositivi elettronici.
4 E i bambini guariti?
Alla regola dei dieci giorni non sfuggono neppure gli alunni guariti dal Covid: a 3-4 anni è impossibile fare autosorveglianza e indossare la Ffp2, come è richiesto agli adulti (per i quali è previsto l’esonero dalla quarantena a queste condizioni). Per la pediatra Roberta Arena, inoltre, poiché i bambini con meno di cinque anni sono una piccola parte della popolazione «ci si è dimenticati di pensare a un percorso specifico per loro. È urgente trovare forme alternative alla quarantena per dare priorità al loro diritto di andare a scuola e uscire».
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C’è il rischio di problemi psicologici?
Sì, dall’inizio della pandemia pediatri e neuropsichiatri denunciano il rischio che questa clausura minacci il benessere psicofisico dei più piccoli: sono negate loro infatti le componenti della quotidianità «che stanno alla base di uno sviluppo sano ed equilibrato». La situazione si traduce in un aumento dei disturbi dell’alimentazione, crisi d’ansia e sviluppo di disturbi psicosomatici (sonno, abuso di dispositivi elettronici). I più suscettibili sono i figli delle famiglie meno agiate. Secondo Arena «perfino il lessico dei nostri bambini si è modificato. A quattro anni parlano di virus, quarantena e isolamento. Evidentemente ignorano la normalità».
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Cosa succede alle elementari?
Sono casi diversi. Alle elementari, dove la mascherina chirurgica è obbligatoria, con un positivo i bambini della classe fanno subito un tampone. Se sono negativi conti
nuano a frequentare le lezioni in presenza fino al quinto giorno, quando eseguono un secondo tampone. Se anche questo è negativo per tutti continua l’attività in classe. Se invece emerge un secondo caso positivo, scatta la didattica a distanza.
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E nella scuola media? Anche qui la mascherina chirurgica è obbligatoria. Con un caso subentra la autosorveglianza (monitoraggio della temperatura e dei sintomi da parte della famiglia) ma anche uso di mascherine Ffp2. Con due casi, vanno in Dad solo i non vaccinati, con tre casi tutti in Dad.
(Ha risposto Roberta Arena, pediatra neonatologa all’ospedale Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina di Roma e membro del consiglio direttivo della Sin, la Società italiana di neonatologia).