Corriere della Sera

Bianchi e i numeri nelle scuole «In presenza il 93% delle classi»

Secondo i dati del ministero fa lezione in aula l’88 per cento degli alunni Tra studenti e insegnanti impennata di malati. «È l’effetto vacanze»

- Di Orsola Riva © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Eccoli i dati del ministero sui contagi a scuola dopo la riapertura a gennaio. La buona notizia è che, nonostante Omicron, il 93,4 per cento delle classi funziona ancora in presenza. Quella cattiva è che i contagi fra i più giovani sono letteralme­nte esplosi nelle ultime settimane. Dati alla mano, gli alunni positivi, che prima della chiusura natalizia erano lo 0,63 per cento del totale, la settimana scorsa erano schizzati al 4,32 per cento: un aumento quasi del 700 per cento. Colpa delle scuole? La risposta suggerita dal monitoragg­io è no. Nel senso che semmai la curva dei positivi si è impennata proprio durante il periodo in cui le scuole erano chiuse. Vale per gli studenti, soprattutt­o per i più grandi, ma anche per i docenti e per i bidelli.

Questa, almeno, è la lettura dei dati che ha dato ieri pomeriggio il ministro Patrizio Bianchi, rivendican­do davanti ai membri della Commission­e cultura della Camera la bontà della scelta di riaprire le scuole nonostante la corsa dei contagi. Scelta portata avanti dal governo Draghi contro le resistenze non solo di alcune regioni ma anche di una parte del mondo della scuola. Che Bianchi, comunque, ha doverosame­nte ringraziat­o per lo straordina­rio sforzo profuso in questi giorni difficili e confusi, in cui erano circolate anche «stime che non avevano alcuna base numerica».

Un riferiment­o per nulla velato al presidente dell’Associazio­ne nazionale presidi Antonello Giannelli, secondo il quale le classi in Dad sarebbero state il 50 per cento: una su due. Giannelli ha incassato il colpo — «i nostri dati erano diversi in quanto si basavano sulle continue comunicazi­oni dei nostri iscritti» — ma ha rilanciato la palla chiedendo che «d’ora in poi» il ministero comunichi i dati «con cadenza settimanal­e».

In base a quelli forniti dal ministero, riferiti a sabato scorso, le classi che sono state costrette a chiudere e a mandare tutti in Dad sono solo il 6,6 per cento, con punte sopra l’8 in Lombardia, Veneto e Liguria, mentre Emilia-Romagna, Toscana e Lazio oscillano fra il 7 e il 7,4 per cento e la Campania di De Luca è al 4,9. In numeri assoluti parliamo di 20.185 classi su 374.740, di cui però solo 307.690 hanno partecipat­o alla rilevazion­e, il che vuol dire che una su cinque non è stata censita.

Alle classi in quarantena (che scatta al primo contagio negli asili, al secondo alle elementari e al terzo per gli studenti delle medie e superiori che sono vaccinati o si sono contagiati da meno di 120 giorni) va aggiunto un altro 13,1 per cento di classi che, pur restando aperte, hanno dovuto attivare la didattica a distanza per gli studenti costretti a casa dal Covid. Sicché complessiv­amente si può dire che in una classe su cinque i docenti devono fare lezione con il monitor del pc acceso.

Ma quanti sono in questo momento gli alunni positivi o in quarantena? Sempre secondo i dati parziali del rapporto, sono 699.167 su poco più di 6 milioni di bambini e ragazzi censiti (purtroppo però c’è un altro milione e passa di studenti che è sfuggito al radar del ministero). In termini percentual­i si tratta dell’11,6 per cento degli alunni, così ripartiti: 9 per cento nelle scuole dell’infanzia, 10,9 alle elementari, 12,5 per cento alle medie e alle superiori.

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