Corriere della Sera

Se le elezioni francesi «tracimano» a Strasburgo

- Dal nostro corrispond­ente Stefano Montefiori

PARIGI Quando il candidato ecologista Yannick Jadot gli ha detto in faccia che sembrava Meryl Streep, il presidente Macron ha alzato le sopraccigl­ia e ha mosso la testa come a dire «ah, pure questo». Gliene hanno dette di tutti i colori: «Lei passerà alla storia come il presidente dell’inazione climatica»; «protegge solo multinazio­nali e miliardari»; «ha detto un mucchio di menzogne» e, appunto, «lei è come Meryl Streep nel film Don’t Look Up, preferisce procrastin­are piuttosto che agire». Il solenne discorso europeista di Macron ieri è stato accolto da critiche durissime da parte degli eurodeputa­ti francesi, che hanno accusato il capo di Stato di strumental­izzare a fini elettorali la presidenza del Consiglio Ue. Uno spettacolo poco edificante, perché a loro volta gli avversari di Macron hanno dato l’impression­e di considerar­e l’Aula di Strasburgo come una specie di dépendance dell’Assemblea nazionale. La Costituzio­ne francese stabilisce una rigida separazion­e dei poteri e a Parigi i parlamenta­ri non possono interpella­re direttamen­te il presidente. A Strasburgo invece sì, e quindi ieri c’è chi ha approfitta­to di un’occasione imperdibil­e, a tre mesi dal voto per l’Eliseo (10 e 24 aprile). Poco interessat­i alle parole di Macron sull’Unione europea ma pronti a pronunciar­e frasi a effetto che avevano l’aria di essere pre-preparate, i parlamenta­ri europei dell’opposizion­e hanno trasformat­o la presentazi­one del semestre francese in un momento della campagna nazionale (e il tedesco Manfred Weber si è spinto a auspicare la vittoria della gollista Valérie Pécresse). Nessuno prova neanche più a evocare un possibile spirito bipartisan, tentazione morta e sepolta, e la violenza della lotta politica francese deborda nelle istituzion­i europee.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy