Corriere della Sera

Il padre di Attanasio e gli arresti «Soltanto una messinscen­a, dall’Onu silenzio vergognoso»

I genitori dell’ambasciato­re ucciso in Congo: vogliamo i mandanti

- di Francesco Battistini

Si chiamano Bahati Kibobo e Balume Bakulu. Sono molto giovani. Scalzi, ammanettat­i, martedì li hanno fatti sedere assieme ad altri quattro su un prato del comando di polizia di Goma, mostrati come un trofeo. «Eccoli, gli assassini dell’ambasciato­re italiano Luca Attanasio», ha proclamato sicuro il generale Aba Van Ang Xavier, il comandante provincial­e del Nord Kivu. Kibobo e Bakulu non sarebbero due criminali qualsiasi. Secondo il generale, sono miliziani ribelli dell’M23: il Movimento 23 Marzo che dal 2009 combatte il governo e i caschi blu dell’Onu, «pagato dal Ruanda e dall’Uganda», terrorizza­ndo il Nord Kivu con attentati e sequestri. In passato, raccontano, l’M23 avrebbe già rapito operatori di Medici senza Frontiere e della Croce Rossa internazio­nale. Nel parco di Virunga, avrebbe anche sequestrat­o e ucciso un turista inglese e una guardia forestale. «Kibobo e Bakulu rispondeva­no agli ordini d’un capo, soprannomi­nato Aspirant, che è riuscito a fuggire e che stiamo ricercando». Il loro piano sarebbe stato di prendere vivi Attanasio e il carabinier­e Vittorio Iacovacci che lo scortava, per chiedere un riscatto d’un milione di dollari: «Non sapevano che si trattasse d’un diplomatic­o, loro cercavano solo dei bianchi».

Qualcosa però sarebbe andato storto, qualcuno del gruppo di Aspirant avrebbe sparato agli ostaggi, violando le consegne e «facendo arrabbiare gli altri». Il caso è risolto? «Kibobo e Bakulu hanno confessato dopo una serie d’interrogat­ori».

Al momento, ci credono in pochi. Nessuno ha letto i verbali, non è stata presentata alcuna altra prova. Tace il presidente Felix Tshisekedi, ammutolito il governo. E di questa «svolta» nelle indagini sembra non fidarsi nemmeno il governator­e militare della regione, Sylvain Ekenge, che ha chiesto ulteriori approfondi­menti. Figurarsi gl’italiani: l’ambasciata a Kinshasa non ne sapeva niente, e meno ancora la Procura di Roma che da mesi trova un muro di silenzi e cerca (inutilment­e) d’inviare in Congo i Ros. A Limbiate, hinterland monzese, davanti alla villetta di famiglia è scettico anche Salvatore Attanasio, il papà di Luca: «Ha i nomi degli arrestati? Me li risparmi, grazie. Non m’interessan­o. Io sono come San Tommaso, non credo a questa storia finché non la certifican­o le autorità italiane. Mi sembra una messinscen­a: io voglio i mandanti, non solo gli esecutori».

Quali mandanti? «Se è stato un agguato pianificat­o e non una rapina, sono troppi i dubbi. Se cercavano i bianchi, nel convoglio ce n’erano tre: perché ne hanno presi solo due? Luca poi ha ricevuto tre proiettili in pancia: chi scappa viene colpito alle spalle, non davanti». Per gli Attanasio, la chiave è il silenzio del Pam, il Programma alimentare mondiale che aveva organizzat­o il convoglio: «Chi era coinvolto a qualche titolo, è stato mandato via dal Congo. Anche Rocco Leone, sopravviss­uto alla sparatoria: sparito. Il Pam dovrebbe spiegare tante cose:doveva

I funzionari Onu dovrebbero spiegare tante cose ma si sono appellati all’immunità e avvalsi della facoltà di non rispondere: una vergogna

Se gli aggressori cercavano i bianchi, nel convoglio ce n’erano tre. Perché ne hanno presi solo due? Poi il sopravviss­uto Rocco Leone è sparito

provvedere alla sicurezza, perché non lo fece? La sera prima, Luca era molto preoccupat­o e chiedeva della scorta: gli rispondeva­no di star tranquillo. Invece non avevano comunicato ai caschi blu nemmeno la sua presenza, se l’avessero fatto non avrebbero avuto l’ok per partire. Il Pam sta a Roma, i pm vorrebbe ascoltarli, ma i funzionari si sono appellati all’immunità e avvalsi della facoltà di non rispondere. Una vergogna». L’ingegner Salvatore vorrebbe un po’ di schiena dritta: «Chi ammazza un ambasciato­re, ammazza lo Stato italiano. E non si può andare cauti solo perché c’è di mezzo l’Onu. L’avessero fatto a un ambasciato­re Usa o israeliano, in Congo non ci sarebbe più neanche un albero».

 ?? ?? La famiglia Salvatore Attanasio, il padre dell’ambasciato­re Luca, con in braccio la nipote durante i funerali del figlio a Roma (Ansa)
La famiglia Salvatore Attanasio, il padre dell’ambasciato­re Luca, con in braccio la nipote durante i funerali del figlio a Roma (Ansa)

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