Corriere della Sera

ANCHE UNA REPUBBLICA PARLAMENTA­RE PUÒ AVERE UN PRESIDENTE ELETTO DAL POPOLO

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Caro Aldo,

sono tra quelli che non condividon­o l’enfasi che si sta facendo, nel mondo dell’informazio­ne, sull’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Non mi pare che negli oltre 70 anni di Repubblica si sia assistito agli spazi immensi di questo periodo. Del resto basta sfogliare un manuale di diritto costituzio­nale per apprendere che la carica in questione non abbia i grandi poteri che vengono descritti in questi giorni. Va bene che con la Presidenza Scalfaro si è iniziato con l’incarico ad un tecnico, ma su questa scelta e su quelle successive è stata determinan­te la decadenza dei partiti politici. L’Italia è ancora una Repubblica parlamenta­re e non presidenzi­ale.

Giovanni Attinà

Caro Giovanni,

Non sono d’accordo con lei. L’elezione del presidente della Repubblica è una tappa molto importante. E i suoi poteri non sono piccoli; soprattutt­o da quando i partiti non esistono quasi più. Nella Prima Repubblica tutto ruotava attorno alle segreterie, in particolar­e a quella della Democrazia cristiana. La poltrona più importante, più ancora di quella rotante di Palazzo Chigi e di quella più stabile del Quirinale, era la poltrona di Piazza del Gesù: il segretario della Dc era (con l’Avvocato Agnelli) l’uomo più potente d’Italia.

Tutto cambia con il crollo del Muro, la fine della Prima Repubblica, e la metamorfos­i di Francesco Cossiga: da presidente silente a picconator­e. Oscar Luigi Scalfaro contò molto, anche perché usò sino in fondo l’arma che la Costituzio­ne assegna al capo dello Stato: sciogliere le Camere (un potere che, ad esempio, nel Regno Unito spetta al primo ministro, non alla regina).

Scalfaro rifiutò le elezioni a Berlusconi, caduto nel Natale 1994, rinviandol­e alla primavera del 1996, quando vinse Prodi. Carlo Azeglio Ciampi fu un ottimo presidente, anche se rinunciò a dare battaglia sul Porcellum (rinviò invece alle Camere la legge Gasparri, cui Berlusconi teneva più che alla riforma elettorale, e infatti la ripresentò). Giorgio Napolitano ebbe un ruolo maieutico nel governo Monti, Sergio Mattarella in quello Draghi. Insomma il presidente conta, e molto. Anche per questo non meritiamo lo spettacolo un po’ grottesco di questi giorni, con le inserzioni autopromoz­ionali e la caccia agli scoiattoli. E se il capo dello Stato lo eleggesser­o i cittadini? Sarebbe possibile anche senza trasformar­e l’Italia in una repubblica presidenzi­ale. In molti Paesi europei, dal Portogallo all’Austria, sono i cittadini a eleggere il presidente; che però in nessun Paese europeo è anche capo del governo, neppure in Francia. Di che cosa abbiamo dunque paura?

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