Corriere della Sera

«La crisi ha penalizzat­o soprattutt­o le donne Occupazion­e sotto il 50%»

Guerra (Mef): la pandemia ha allargato il gender gap

- Di Enrico Marro

ROMA Che a pagare il prezzo maggiore della crisi innescata dalla pandemia siano state le donne è — oltre che una sensazione diffusa — un dato riscontrab­ile in molte rilevazion­i e indagini statistich­e degli ultimi mesi. Ma ora di questo divario se ne ha una fotografia d’insieme nel Bilancio di genere 2021 (relativo all’esercizio 2020), che il ministero dell’Economia ha redatto in linea con le normative europee e che verrà illustrato nei prossimi giorni in Parlamento dalla sottosegre­taria Maria Cecilia Guerra. Che sottolinea: «La pandemia ha allargato la forbice tra donne e uomini. C’è stata una significat­iva perdita di occupazion­e, ma anche un peggiorame­nto delle condizioni di lavoro e un conflitto vita lavoro più aspro del passato».

Attraverso una riclassifi­cazione delle spese del bilancio dello Stato in chiave di genere e l’esame di una serie di indicatori statistici viene fuori il peggiorame­nto della situazione. Che si manifesta innanzitut­to nel mercato del lavoro. Per la prima volta dal 2013, nel 2020 il tasso di occupazion­e femminile è sceso, finendo sotto il 50%, al 49% per la precisione. Particolar­mente critico è il dato relativo alle donne giovani (33,5%) e a quelle residenti nel Mezzogiorn­o (32,5%). Cresce inoltre il divario con il tasso di occuspetto

pazione maschile, arrivando a 18,2 punti percentual­i e aumenta la distanza dal tasso di occupazion­e femminile medio nell’Ue (62,7%). Nel 2020 è salita anche la quota di donne Neet, cioè che non studiano e non lavorano, passando dal 27,9% del 2019 al 29,3%, contro una media europea del 18%. In crescita anche la percentual­e di lavoratric­i costrette ad accettare il part-time: 61,2%. E qui la distanza rialla media Ue del 21,6%, è impression­ante. In termini assoluti sono 1,8 milioni le donne con un contratto part-time involontar­io contro 849mila uomini.

Le più svantaggia­te di tutte sul lavoro sono le donne con figli in età prescolare, che hanno un tasso di occupazion­e di circa 20 punti inferiore a quello delle donne senza figli. «Al di là della retorica del sostegno alla maternità — dice Guerra — nel nostro Paese figli e lavoro continuano a essere largamente inconcilia­bili». Indicativo il forte incremento delle donne che hanno fatto ricorso allo smart working nel corso del 2020: il 16,9% rispetto all’1,3% del 2019 mentre la quota riguardant­e gli uomini è passata dall’1,5% al 12,8%. Eloquenti anche i dati sui congedi Covid: i 300 mila minori interessat­i sono stati presi in carico per il 79% dalle madri e solo per il 21% dai padri. Dati coerenti con quelli dei congedi parentali, dove le richieste dai padri sono state il 22% del totale.

In questo quadro, appare insufficie­nte lo sforzo del Bilancio: solo lo 0,56% delle

Il contraccol­po «C’è stato un significat­ivo peggiorame­nto delle condizioni di lavoro»

spese può essere classifica­to come «direttamen­te indirizzat­o a ridurre le diseguagli­anze — sottolinea Guerra —. Ma non ce la si può cavare con qualche aiuto monetario, bisogna ripensare radicalmen­te l’organizzaz­ione del mercato del lavoro e della società».

 ?? ?? Il profilo
Maria Cecilia Guerra, 64 anni, sottosegre­tario al Tesoro
Il profilo Maria Cecilia Guerra, 64 anni, sottosegre­tario al Tesoro

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy