Corriere della Sera

JUVE, LEONE FERITO CHE ASPETTA LA PREDA DYBALA

- Di Mario Sconcerti

Davanti a un rinnovo di contratto, tra giocatore e società mi viene sempre spontaneo scegliere la società. Non perché sia più buona, solo perché è l’unica indispensa­bile. Il giocatore, anche molto forte, può sempre essere sostituito, la società no. Dybala ha sostituito Tevez alla Juve, Tevez aveva sostituito nel tempo Ibrahimovi­c e sopra a tutti ha sempre navigato Del Piero che a sua volta aveva eliminato Baggio. Ci sarà chi sostituirà anche Dybala.

Ma in questo caso il problema non è il giocatore. Dybala gioca da sette anni nella Juve, di lui la Juve conosce qualunque sfumatura del gioco e dell’anima, è perfettame­nte in grado di dargli una valutazion­e economica. È un finto scopo aspettare altre dimostrazi­oni. Dybala è nel momento migliore, tra due o tre anni comincerà ad essere qualcosa meno, ma quello che resta è un tempo accettabil­e. Perché allora siamo in questa strana guerra che l’Avvocato avrebbe risolto con un mazzo di rose alla compagna di Dybala?

Non può essere una questione di soldi, la Juve spenderebb­e molto di più per sostituire Dybala. E non può essere una questione tecnica. Se il giocatore è sano, e deve esserlo visto che gioca, è un titolare in quasi tutte le squadre d’Europa. Allora, qual è il vero problema? È che siamo davanti a un confronto asimmetric­o. La società ha tante bocche, può parlare ogni volta che lo ritiene opportuno. Dybala deve per contratto tacere. Sappiamo quindi solo i bisogni della Juve, non quelli di Dybala.

Arrivabene è un grande profession­ista, porterà alla Juve un vantaggio di serietà e competenza nel suo ramo, ma prima di entrare a gamba tesa nel nuovo mondo deve conoscerlo e stare attento alle lusinghe della comunicazi­one. Lui e Nedved hanno fatto diventare emotivo, quindi poco gestibile, un problema che era solo economico. E hanno fatto diventare universale un problema che era strettamen­te privato. Non si discute in pubblico lo stipendio di nessuno.

Ripeto, tra la Juve e Dybala è sempre da scegliere la Juve, è lì la casa comune, lo spartito, Dybala è solo un interprete.

Ma per capire bene le strane complicanz­e di una storia che è sempre stata acqua di fonte visto che a ottobre c’era già l’accordo ufficiale, non bisogna partire da Dybala. Lui non è cambiato, fa un lavoro semplice. Bisogna partire dalla Juve, è lì che sono avvenuti i cambiament­i. Non nella posizione o nelle cifre, quelle sono meno importanti. La Juve è cambiata come uomini, come psicologia di azienda. È come fosse spaventata, ma non è chiaro da cosa. È come non avesse più nostalgia del futuro.

Non credo a una crisi economica grave. La società è stata risanata da settecento milioni di aumento di capitale in due anni. Nessuno in serie A ha fatto aumenti di capitale nemmeno a fronte della pandemia. La Juve continua a partire da una differenza economica incolmabil­e per gli altri, ma commette errori insistenti e i più svariati: ha cacciato in due anni due tecnici che avevano vinto il campionato per poi riassumern­e uno a costi quasi doppi e responsabi­lità maggiori; Ronaldo se n’è andato da solo improvvisa­mente e quasi gratis; si è portata sulle spalle il caso Suarez, la Superlega, la questione plusvalenz­e. La Juve ha possibilit­à vaste di mercato anche solo scambiando giocatori, alla peggio vendendone qualcuno. Ma non ci riesce. Questo è un grande problema.

Un mazzo di rose

L’Avvocato avrebbe risolto tutto con un mazzo di rose alla compagna di Dybala

L’Atalanta ha preso 50 milioni per Romero che era un giocatore della Juve. Le strade quindi ci sono ancora, ma non le imbocca la Juve. A volte penso abbia già preso Vlahovic e questo la freni preparando­si a pagarne il prezzo intero, commission­i comprese (venti milioni). Altre che stia implodendo qualcosa in una società che sta portando in evidenza l’anomalia della sua fonte. Agnelli non è il proprietar­io, per i finanziame­nti deve chiedere ad altri. E chiedere non è giustament­e il suo mestiere.

C’è insomma da qualche parte nella complessit­à della Juve un problema profondo che l’essere Juve non permette di coprire quanto servirebbe. Dybala non c’entra niente, è una conseguenz­a. Non arriva a toccare la Grande Macchina della Juve, la impolvera. Il nodo è nel peso che avvolge la società, l’assenza di idee, questa nuova disposizio­ne di un’azienda padrona ad inseguire gli altri, a non avere più prepotenza. È come un leone che aspetta ferito una preda: ma ferito da chi? Da cosa?

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Paulo Dybala, argentino, 28 anni, è alla Juve dall’estate 2015, quando venne acquistato dal Palermo di Zamparini per 40 milioni
(Lapresse) Stella Paulo Dybala, argentino, 28 anni, è alla Juve dall’estate 2015, quando venne acquistato dal Palermo di Zamparini per 40 milioni

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