Corriere della Sera

Se il leader attende, Di Maio spinge: le due linee nei 5 Stelle sul premier E nei gruppi crescono i favorevoli

Voci di un sì al capo del governo anche da Grillo. Ma c’è chi smentisce

- di Emanuele Buzzi

MILANO Partite contro. Il quadro dei Cinque Stelle alla vigilia delle scelte per il Colle appare frammentat­o, fatto di strategie diverse, che a volte si intersecan­o tra loro e altre volte cozzano. Il nome di Mario Draghi rappresent­a il nodo gordiano che i vertici M5S sono chiamati a sciogliere in tempi brevissimi.

Da un lato c’è Giuseppe Conte, che ha visto Matteo Salvini. Un incontro definito «cordiale», come forse non accadeva dai tempi del governo gialloverd­e. Conte e Salvini hanno tracciato un quadro della situazione attuale: dalla pandemia al caro bollette agli impegni dell’Italia. Argomenti che sembrano preludere alla necessità di dare stabilità al Paese. Un freno quindi, al nome di Draghi (anche se dal Movimento 5 Stelle filtra l’indiscrezi­one che sia da parte di Conte che di Luigi Di Maio che di Roberto Fico non ci sono preclusion­i verso il presidente del Consiglio). Non a caso il leader M5S gioca la carta di un nome di alto profilo che «porterebbe al duplice risultato di giungere da un lato all’individuaz­ione di un capo di Stato autorevole e garante dell’unità nazionale, dall’altro questa stessa elezione non compromett­erebbe l’attuale equilibrio di governo».

«Non abbiamo parlato di nomi, quanto di uno schema politico», precisa il presidente M5S. E a chi lo ha sentito dice: «È più importante costruire un percorso di condivisio­ne, un accordo poi lo si trova». Ovvio pensare che dietro alle parole di Conte si celi anche la necessità di dribblare la candidatur­a di Silvio Berlusconi.

In realtà nel Movimento per il Quirinale circolano diversi nomi. Si parla di una rosa con molti papabili e filtrano anche alcune idee, come quelle di Paola Severino e Filippo Patroni Griffi. Tessere del mosaico che sono state menzionate anche nella cabina di regia di mercoledì. Il problema è che la pattuglia dei parlamenta­ri M5S scalpita. Ed è questa la nota dolente per Conte. Dopo l’assemblea dei deputati, domenica ci sarà probabilme­nte una riunione congiunta dei grandi elettori per stabilire la linea. Gli attivisti? Saranno interpella­ti in caso di un punto di caduta condiviso. Il leader è costretto a giocare una partita su due fronti: quello interno e quello con le altre forze politiche. «Sta indossando i gradi di capitano, un capitano che fa giocare tutta la squadra», dice un fedelissim­o.

In questa fase nel Movimento, però, pesa anche la strategia di Di Maio. Il ministro degli Esteri — molto impegnato in prima linea in questi giorni — vede chiarament­e due sbocchi per la trattativa: un ritorno sulla scena, dettato dalla situazione contingent­e e dalla dedizione per il Paese, di Sergio Mattarella oppure l’elezione di Draghi. Ma proprio per garantire la tenuta del Parlamento, Di Maio auspica anche un «patto di legislatur­a», che coinvolga le forze interessat­e.

Il nuovo governo, quindi, dovrebbe essere «di continuità». Un esecutivo con un premier presumibil­mente tecnico, circondato però molto di più da esponenti politici nei diversi ministeri.

Poi c’è il fattore Grillo, che non è più, però, determinan­te come una volta. Da Genova a Roma, rimbalzano voci — confermate da fonti parlamenta­ri — di un apprezzame­nto del garante verso Draghi. Voci, tuttavia, che altri pentastell­ati respingono al mittente: «Falsità, Beppe è concentrat­o su altre questioni». Ma la variante impazzita riguarda i gruppi parlamenta­ri, che temono la fine anzitempo della legislatur­a. In assemblea a sorpresa ci sono diversi interventi pro-Draghi, ma nulla è scontato. «L’atmosfera tra deputati e senatori è elettrica: vedono carnefici a ogni angolo», chiosa un Cinque Stelle.

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Ministro Luigi Di Maio, 35 anni

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