Corriere della Sera

La sarabanda sull’esecutivo E parte l’assalto alle poltrone

- Di Fabrizio Roncone

Chiamano dal giornale: novità? Ragazzi, qui è già partita la sarabanda su Palazzo Chigi. Se Mario Draghi traslocass­e davvero al Quirinale, si scatenereb­be un mischione pazzesco. Per dirvene subito una: è ripresa a girare forte la voce che a Matteo Salvini piacerebbe un sacco tornare al Viminale.

Sì, avete capito bene: vorrebbe riprenders­i la poltrona di ministro dell’Interno. Ne ha parlato anche a Giuseppe Conte, nel colloquio che hanno avuto. Del resto Conte, all’epoca, era il suo premier.

Al capo dei 5 Stelle — ok, certo: si fa per dire, visto che poi Luigi Di Maio controlla oltre duecento parlamenta­ri grillini — Salvini ha rispiegato la soluzione che lo intriga molto: «I partiti, una volta eletto il nuovo presidente della Repubblica, dovrebbero calare gli assi di briscola nell’esecutivo». Frase che rimbalza dentro i vicoli intorno a Montecitor­io e rotola nei ristoranti dove i grandi elettori s’attovaglia­no (Santo Cielo quanto mangiano) e spifferano.

A Matteo Renzi, la proposta del Capitano, piace. «Se ne può parlare». Mira a prendersi un ministero? Improbabil­e: ormai è anche un riconosciu­to uomo d’affari, guidare un dicastero e continuare a spostarsi tra l’Arabia Saudita e Mosca — forse — sarebbe un po’ troppo. Però, raccontano, una come Maria Elena Boschi avrebbe una gran voglia di ricomincia­re a viaggiare in auto blu. Chi può, quindi, si trincera. Lorenzo Guerini fa sapere che il suo lavoro alla Difesa è molto apprezzato dagli americani. Anche Vittorio Colao è stimato negli Stati Uniti. Franceschi­ni è Franceschi­ni. Giorgetti è Giorgetti. Andrea Orlando ha troppi tavoli aperti per sparire. Di Maio lascerebbe gli Esteri solo per un «salto» ulteriore (indovinate quale, con Draghi al Quirinale e papa Francesco già in Santa Sede). Stefano Patuanelli, contiano, dovrebbe guardarsi dalla lotta per bande grilline. Nessuno avrebbe il coraggio di toccare Roberto Speranza e Daniele Franco (e comunque Draghi non lo consentire­bbe). I tre forzisti non è detto che siano protetti da Berlusconi. Tra i tecnici, rischiereb­bero moltissimo Cingolani (Transizion­e ecologica), Bianchi (Istruzione), Messa (Università) e Giovannini (Infrastrut­ture).

Quanto alla Giustizia: dipende dal destino di Marta Cartabia (qualcuno, comunque, avverta Bonafede che stavolta non è aria).

Il «mischione»

Se il capo dell’esecutivo traslocass­e al Quirinale si scatenereb­be un mischione pazzesco Tra ambizioni e paletti, ora chi può si trincera

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