Non bastano i canali di dialogo bipartisan
Non è facile che i partiti accettino che sia uno dei leader della concorrenza a guidare un governo di unità nazionale, tanto più in un anno di lavoro che si concluderà con le elezioni politiche. Eppure il nome di Luigi Di Maio è tra quelli che vengono vagliati. Viene pur sempre dalla formazione con più eletti in Parlamento, anche se i sondaggi danno incerto il futuro del Movimento. Ha governato con la Lega, poi con il Pd, poi con tutti e due insieme e ha mantenuto canali di dialogo. Non sembrano però garanzie sufficienti perché gli si liberi la strada di Palazzo Chigi. Servirebbero vice premier politici e una lottizzazione del governo tale da far impallidire il manuale Cencelli. Senza trascurare poi che dovrebbe fare i conti con l’amico/rivale di sempre: quel Giuseppe Conte al quale contende la guida dei Cinque stelle. Ma lo stesso Luigi Di Maio preferisce probabilmente non esporsi al vento, che gonfia sì le vele ma favorisce anche i naufragi. Meglio restare alla Farnesina.