Corriere della Sera

Sì al drive in per il voto dei positivi. Ora arriva il decreto

Il lodo di Fico approvato dai capigruppo della Camera. Il governo prepara la norma sugli spostament­i

- © RIPRODUZIO­NE RISERVATA Virginia Piccolillo

ROMA Drive in Quirinale. I parlamenta­ri positivi asintomati­ci potranno esprimere la preferenza per il nuovo capo dello Stato, in automobile, nel parcheggio alle spalle di Montecitor­io in via della Missione. È l’ultima mediazione sul voto ai grandi elettori positivi asintomati­ci o in quarantena chiesto dal centrodest­ra. Un escamotage tecnico individuat­o ieri nella capigruppo della Camera, dal presidente Roberto Fico, per assicurare sicurezza e segretezza di un voto che sarà contestual­e con quello in Aula.

Ma servirà un decreto legge per consentire ai parlamenta­ri di spostarsi dalla propria residenza e raggiunger­e la Capitale per il voto. Il governo lo sta preparando in queste ore. Eseguendo alla lettera il doppio ordine del giorno della

Camera che lo impegna a rimuovere gli ostacoli posti dalla norma sul super green pass. Sarà superato così anche il nodo degli spostament­i verso Roma. Il testo del decreto ad hoc dovrà essere approvato dal Consiglio dei ministri e consentirà solo ai grandi elettori ed esclusivam­ente in occasione di questa votazione ciò che agli altri non è permesso: uscire dall’isolamento. Ma tra mille cautele.

I grandi elettori asintomati­ci dovranno raggiunger­e il Parlamento con mezzi propri, non con trasporti pubblici. Avranno sempre l’obbligo di mascherina Ffp2. E dovranno spostarsi da domicilio a domicilio senza fermarsi. Come domicilio potrebbe essere scelto uno degli alberghi intorno alla Camera. Ancora incerto se sarà trasformat­o in vero e proprio Covid hotel.

Ora sono 19 i deputati e 15 senatori positivi. Lunedì se ne stimano una ventina. La norma riguarderà il ristretto nucleo degli asintomati­ci. Ma il principio della norma ad hoc, che ha sollevato già le perplessit­à dei dem e dei Cinque Stelle, scatena la protesta degli ex M5S, di Alternativ­a: «A Montecitor­io si è consumato l’ennesimo strappo tra la politica e il Paese reale. La casta ha voluto scavare un solco più profondo tra se stessa e i cittadini», tuona Raffaele Trano.

Intanto alla Camera gli operai sono al lavoro per smontare la postazioni in cui i deputati hanno finora votato. Nel cosiddetto «corridoio dei passi perduti» tornerà la stampa e i crocicchi pre-voto.

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