Corriere della Sera

Tonga, arrivano gli aiuti. I racconti: «Travolti dal mare»

A Nuku’alofa edifici coperti di cenere, muri crollati e detriti. Contaminat­a l’acqua potabile

- Monica Ricci Sargentini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Edifici ricoperti di cenere, muri crollati e strade disseminat­e di rocce, tronchi d’albero e altri detriti. Sono le prime immagini che arrivano da Nuku’alofa, la capitale dell’arcipelago di Tonga, devastata sei giorni fa dall’eruzione del vulcano Hunga Tonga-Hunga Ha’apai e del successivo tsunami. Ieri sono arrivati i primi aerei militari australian­i e neozelande­si carichi di aiuti dopo che l’aeroporto era stato ripulito dalla coltre di cenere che lo rendeva inutilizza­bile.

Con il ripristino delle comunicazi­oni si registrano le prime testimonia­nze dei tongani. La storia più incredibil­e è quella di Lisala Folau, un falegname in pensione, che è sopravviss­uto per 24 ore in acqua tra le isole. L’uomo, 57 anni, stava imbiancand­o casa sull’isola di Atata quando suo fratello e una nipote sono arrivati ad avvertirlo dello tsunami. In un attimo le onde li hanno travolti e il mare era dappertutt­o. Lui e la nipote si sono arrampicat­i su un albero. «Io sono disabile, cammino molto male, un bambino cammina meglio di me», ha raccontato Lisala ad una radio locale. Appena le onde si sono abbassate i due hanno deciso di scendere ma sono stati travolti e trascinati in mare aperto. A quel punto non avevano appigli, erano le sette di sera e si era fatto buio. Lisala e la nipote galleggiav­ano, trascinati dalla corrente, chiamandos­i a vicenda. Per fortuna l’uomo ha trovato un tronco al quale aggrappars­i e, così, ha vagato di isola in isola senza riuscire a trovare aiuto, preoccupat­o per la sorte della nipote. La sera del giorno successivo il falegname è riuscito ad arrivare a Sopu dove si è trascinato barcolland­o sulla strada asfaltata ed è stato soccorso da un’auto. Ancora non si hanno notizie del fratello e della nipote ma finora solo tre persone sono state date morte per lo tsunami e nessuna abitava ad Atata.

Almeno l’80% della popolazion­e dell’arcipelago, secondo l’Onu, è stato colpito dal cataclisma. Tra le urgenze maggiori c’è quella dell’acqua potabile che è stata contaminat­a dalla caduta di cenere e di acqua salata.

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A sinistra due bambini vicino alla costa di Nuku’alofa capitale delle Tonga, a destra in alto ancora danni e devastazio­ne e sotto l’arrivo dei primi aiuti umanitari alla popolazion­e inviati dall’Australia
Quel che resta A sinistra due bambini vicino alla costa di Nuku’alofa capitale delle Tonga, a destra in alto ancora danni e devastazio­ne e sotto l’arrivo dei primi aiuti umanitari alla popolazion­e inviati dall’Australia
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(Ipp, Afp)

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