Baby Gang e Neima Ezza, i rapper arrestati per 4 rapine
Milano, l’incrocio tra finzione e realtà: aggressioni in gruppo. Ai domiciliari anche un 18enne. Il gip: «Pericolosi»
MILANO Su YouTube sono i giorni dell’uscita del video di «Rapina». È lo scorso maggio. Sul monitor scorrono le immagini della «rivolta» di San Siro orchestrata a favore di telecamere dai (t)rapper emergenti Baby Gang, alias Zaccaria Mouhib, e Neima Ezza, vero nome Amine Ez Zaaraoui, entrambi ventenni. È tutto uno sfoggio di coltelli, falsi Ak 47, e vera sassaiola contro la polizia. Sulla strada è invece l’inizio di un filotto di rapine reali. Sberle, pugni, minacce, tra le Colonne di San Lorenzo e piazza Vetra, il quadrilatero della movida milanese. In un caso, uno dei rapinatori sfodera una pistola per convincere le vittime a lasciarsi alleggerire di contanti e preziosi auricolari.
Finzione e verità. Sono gli incroci pericolosi della nuova scena musicale targata «zona 7», periferia disagiata a due passi dallo stadio Meazza. Migliaia di followers sui social, una collezione di Daspo da mezz’Italia. «Mio fra’ che magna se non metto il passamontagna», è un passaggio dell’ultimo successo dei due trapper: «Brutto figlio di p ..... a, ti leviamo i gioielli, ti stacco quella collana». I verbali degli agenti dell’ufficio prevenzione generale della polizia e dei carabinieri della compagnia di Pioltello — che mercoledì hanno arrestato Zaccaria e disposto i domiciliari per Amine e un altro «collega», Samy Samuel Matheew Dhahri, in arte Samy Free, considerati responsabili a vario titolo di quattro rapine fotocopia tra Milano e hinterland — non si discostano molto: «Dammi i soldi o t’ammazzo», o «non ti muovere, altrimenti finisce male».
La sequenza inizia il 22 maggio. Tra i giovanissimi che alla sera affollano le Colonne, tre ragazzi (tra loro viene riconosciuto Samy) individuano l’obiettivo. S’avvicinano: «Hai l’accendino?», è la scusa. Poi la mano afferra il collo della vittima. Un pugno allo sterno. La catenina d’oro strappata. La fuga. L’intervento dei carabinieri è frenato dal lancio di bottiglie della piazza. Mezz’ora dopo, il gruppo è di nuovo in azione. Stesso luogo, stesse modalità. «Hai una sigaretta?». È un attimo: un ragazzo, che la vittima ha riconosciuto in Neima Ezza, gli strappa via due catenine.
Identico copione due sere dopo, in piazza Vetra: la vittima è accerchiata da alcuni giovani, tra loro c’è ancora Amine. Volano un ceffone, minacce, la collanina. L’ultima infine è di luglio, a Vignate. Prima dell’uscita del suo disco, «Delinquente», Baby Gang scende da un «macchinone», s’avvicina a un’auto con a bordo due ragazzi. Con lui c’è un amico che punta una pistola. «Dammi i soldi»: li perquisiscono, prendono 130 euro, gli AirPods. Si fanno dare anche le chiavi della vettura per non essere seguiti. Sono «azioni delittuose certamente non occasionali», scrive il gip Manuela Scudieri, «segnale di una particolare spregiudicatezza sintomo di una concreta pericolosità sociale».