Mustafa, il papà e la foto che ora li porta in Italia «Qui le cure, un sogno»
Siriani, commossero il mondo: a Budrio per le protesi
«Questo è un sogno che si avvera, non ci crediamo ancora, siamo felicissimi». Poche parole, in arabo, che arrivano via WhatsApp. Ci sono casi in cui una fotografia riesce a fare la differenza. Quell’immagine, così potente, di un padre mutilato che tiene in braccio un bambino nato senza gli arti e in fuga dalla Siria dilaniata dalla guerra aveva fatto il giro del mondo. Oggi i protagonisti dello scatto, Munzir e Mustafa, arrivano in Italia con un permesso di soggiorno umanitario per ricevere cure e assistenza. A dare la buona notizia, ieri, sono stati gli organizzatori del Siena international photo awards che avevano premiato il lavoro del fotografo turco Mehmet Aslan apparso sulle principali testate internazionali compreso il Washington Post.
Munzir e Mustafa saranno ospitati in un’abitazione della Caritas messa a disposizione dall’Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino assieme al resto della famiglia e poi passeranno a Budrio per le cure. Padre e figlio saranno prima accolti in Toscana, dove verranno sottoposti a quarantena e agli esami necessari e poi andranno al Centro Protesi Vigorso di Budrio, in provincia di Bologna, per le terapie. «Siamo orgogliosi — ha spiegato Luca Venturi del Siena Photo International Awards— di aver lanciato da Siena una grande e bella manifestazione di solidarietà internazionale. Assieme alla famiglia di Munzir e Mustafa, con cui siamo stati e siamo in contatto ogni giorno attraverso il fotografo, ringraziamo tutti coloro che hanno già dato il loro contributo alla nostra raccolta fondi». Dopo la pubblicazione di «Hardship of Life», grande era stata la mobilitazione. Grazie alla campagna online «Can a photo make a difference?» a partire dallo scorso ottobre sono stati raccolti oltre 100 mila euro, ma — sottolinea ancora Venturi — è «nulla rispetto a quello che sarà necessario raccogliere per consentire al bambino di crescere con gli arti nuovi». Venturi sottolinea come «i protagonisti di questa storia siano tutti coloro che hanno aderito alla raccolta, fidandosi e concretizzando così un sogno».
La famiglia di Munzir alNazzal, con Mustafa di 5 anni, altre due sorelline di 2 e 4 anni e la moglie Zeinab, era fuggita tre anni fa dalla Siria, al pari di altre centinaia di migliaia di rifugiati, nelle regioni meridionali turche di confine. Ed è da qui che, dopo un lavoro di collaborazione tra l’ambasciata italiana ad Ankara, il ministero della Giustizia italiano, l’unità visti di Roma, l’arcivescovo di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino Augusto Paolo Lojudice e le autorità turche, favorito dall’intervento del Siena Awards, la famiglia può partire oggi alla volta di Roma. Soddisfazione è stata espressa in un nota dalla Farnesina, così come dalle organizzazioni umanitarie. «Mesi fa sui social avevo rilanciato questa foto con il prezioso aiuto dell’Ansa. Una immagine di cui nessuno si era accorto e che raccontava una storia di guerra e amore. Oggi si è giunti a una lieta conclusione. Sono felice», ha commentato Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia.
Muznir e sua moglie si trovavano in un mercato di Idlib, nel nord della Siria, nel 2016 quando è esplosa una bomba sganciata dagli aerei del regime di Assad. Muznir ha perso una gamba ed è rimasto gravemente ferito. La coppia è stata portata in Turchia in ambulanza ma i farmaci che hanno curato Zeinab o il gas nervino inalato dalla donna all’epoca incinta hanno danneggiato il feto. Mustafa è nato poco dopo, affetto da tetraamelia.