Corriere della Sera

L’icona di Dante non solo italiana ma universale

- di Antonio Carioti

Approfondi­re il modo in cui Dante è stato celebrato dal XVIII secolo ai nostri giorni, scrive lo storico Fulvio Conti nel saggio Il Sommo italiano (Carocci, pagine 242, 18), permette di «rileggere alcuni snodi e passaggi della storia politica italiana».

In epoca romantica e risorgimen­tale Alighieri divenne non solo il simbolo dell’identità italiana, innanzitut­to sul piano linguistic­o e letterario, ma anche «il poeta profeta, colui che nella Commedia aveva vaticinato la nascita stessa della nazione». E spesso la sua opera, critica verso i vizi della Chiesa di Roma, era letta in senso anticleric­ale da chi si batteva contro lo Stato pontificio e il temporalis­mo cattolico.

L’avvento al potere del fascismo cambiò questa impostazio­ne. In primo luogo il movimento di Mussolini elevò Dante a proprio precursore, tanto da organizzar­e nel 1921 una marcia di camicie nere su Ravenna voluta dal ras emiliano Italo Balbo per il seicentesi­mo anniversar­io della morte del poeta. E poi, in fase di regime consolidat­o, ne fece l’«emblema principe della svolta conciliato­rista» sancita dai Patti lateranens­i nel 1929.

Bisogna quindi aspettare la Repubblica per assistere a una «definitiva valorizzaz­ione dei contenuti universali» dell’opera poetica dantesca, prima celebrata soprattutt­o in chiave nazionale, se non nazionalis­ta. Oggi, grazie a Vittorio Sermonti, a Roberto Benigni e non soltanto a loro, Alighieri è divenuto una «icona polisemica, trasversal­e rispetto alle generazion­i e agli schieramen­ti politici». Un «punto di riferiment­o incredibil­mente attrattivo — sottolinea giustament­e Conti — perfino nell’era di Internet e della globalizza­zione».

 ?? ?? Il saluto di Beatrice, opera di Dante Gabriel Rossetti
Il saluto di Beatrice, opera di Dante Gabriel Rossetti

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy