Ora non mi manda Bova
Rocío Muñoz Morales: «Arrivata in Italia per caso Soffrivo quando dicevano che ero raccomandata»
ROMA Tre sorelle e una massaggiatrice povera, venuta dal niente, interpretata da Rocío Muñoz Morales, la compagna di Raoul Bova. Nel film, Serena Autieri e Giulia Bevilacqua hanno i matrimoni in frantumi, anche la terza sorella, Chiara Francini, non se la passa bene. Vanno in vacanza al Circeo per ritrovare serenità, con massaggiatrice al seguito. E’ il film di Enrico Vanzina, dal 27 gennaio su Prime Video.
La sua massaggiatrice dice: «Gli uomini più sono figli di puta e più ci casco».
«Arriva a Roma dal Venezuela, parla un po’ in romanesco e un po’ in spagnolo, viene da una situazione umile e in questo mi somiglia. Sono del Sud della Spagna, i miei genitori non ebbero la possibilità di studiare ed erano fissati con me. Da loro ho imparato il sacrificio, il valore delle cose. Ho provato a cavarmela facendo di tutto, davo lezioni di matematica e di danza in posti lontanissimi».
La passione per il ballo? «A una gara mi vide il coreografo di Bailando con estrellas, edizione spagnola del programma con Milly Carlucci, e mi prese come insegnante. Tre anni fa in Spagna quel programma l’ho condotto. Ma non amo concorsi e pagelle. Viviamo tutti troppo nel giudizio di qualunque cosa». L’arrivo in Italia?
«Paolo Genovese cercava una ragazza spagnola per Immaturi -Il viaggio. Avevo 23 anni. Ci fu un altro film in Spagna che non mi piaceva, così decisi di trasferirmi a Roma. Non parlavo l’italiano, non conoscevo nessuno, presi una casetta su Internet, iniziai a lavorare nelle case famiglia per le suore, le aiutavo nei pranzi per i poveri e facevo provini. Carlo Conti mi vide a Un passo dal cielo 3 e mi propose di fare la valletta a Sanremo con Emma e Arisa. Chiesi consiglio a Raoul con cui avevo cominciato la storia, mi disse: fai quello che vuoi, io ci penserei, sappi che Sanremo ti lancia o ti distrugge per sempre (ora non vedo l’ora di vedere Massimo Ranieri, mio caro amico). La vissi con leggerezza pensando di fare la sagra di paese, non avevo capito la grandezza della situazione, per me fu una svolta ma in quei giorni facevo il conto alla rovescia alla fine. E poi le critiche preventive…».
Per essere la fidanzata di Raoul Bova?
«Sì, cosa ci fa questa, la solita raccomandata che sta con l’uomo separato, famoso e con i soldi, i 17 anni di differenza (io ne ho 33), cose così. Ho condotto Le Iene mi sono tolta qualche sassolino sui pregiudizi: le donne spagnole calienti? Io, per niente. Pensare che mi sono sempre fatta in quattro per essere indipendente. Ma è passato, la gente ha imparato a conoscermi e mi arriva tanto affetto…Con Raoul condivido l’amore per le cose semplici, ci piace starcene a casa a vedere un film». Dovevate essere prudenti? «Rispettosi. C’era la sua separazione di mezzo. Era un personaggio pubblico, aveva già due figli. C’è sempre stato riguardo per loro e per i loro
L’attrice spagnola tra le protagoniste di «Tre sorelle»
bisogni, mai forzato le cose».
Raoul ha un guaio giudiziario per averla difesa con «veemenza» da un automobilista che nel 2019 la stava investendo in auto.
«La questione è in mano agli avvocati, posso solo dire che Raoul ha provato a difendere la sua donna. Se siamo simili? Abbiamo anche i nostri difetti, lui a volte è egoista e un po’ geloso; io troppo esigente, e tendo a ripetere le stesse cose tante volte».
Vi sposerete?
«Le nostre anime lo sono già, abbiamo stravolto le nostre vite, lui ha creato una famiglia da capo, non è una esigenza ma vedremo, non mi piace programmare le cose».
Carriera Ero una corista di Julio Iglesias, in tv facevo la maestra di danza. Poi la svolta con il cinema
E’ vero che è attratta da ruoli in cui è brutta?
«Sono alta, magra, cerco ruoli lontani da me. Non voglio essere solo bella. Ora nel thriller horror They Talk ho le occhiaie e le ciocche bianche, e l’8 febbraio debutto a teatro a Roma in Fiori d’acciaio (il film con Julia Roberts) dove porto le ballerine».
A 17 anni era corista per Julio Iglesias.
«Riempiva gli stadi, con lui ho visto il mondo. Era protettivo, paterno, ogni giorno chiamava i miei genitori: vostra figlia sta bene».