Il prato di San Siro è un avversario in più «Rischio di farsi male»
Sette partite in 17 giorni: «L’unica soluzione è il riposo»
MILANO Sembra d’essere tornati all’inizio degli anni Novanta, quando l’aggiunta del terzo anello per il Mondiale levò la luce all’erba trasformando il prato in una specie di palude, con Klinsmann e Van Basten che prima degli avversari dribblavano le zolle. Brutto, spelacchiato e pericoloso: oggi come allora, il terreno di San Siro è un completo disastro. Buche anche profonde, erba diradata, fango ovunque: più che un campo di calcio, un campo di patate. Brutto pure da vedere: le macchie marroni fra area e centrocampo sono un pugno dell’occhio. E sono pericolose. Tanto che secondo qualcuno c’entrano con gli infortuni di Tomori e Correa. Dimostrarlo è impossibile, ma una cosa è certa: le buche non aiutano. E il guaio è che la situazione peggiorerà, visto che nel fine settimana per la prima volta nella storia Inter e Milan ci giocheranno sopra a un solo giorno di distanza: cominciano i nerazzurri Covid permettendo domani col Venezia, a seguire domenica i rossoneri contro la Juventus.
Le denunce non si contano più. Già a dicembre Klopp, tecnico del Liverpool, era andato giù duro: «San Siro è stupendo, ma merita un campo migliore». Concetto ribadito qualche giorno fa da Pioli: «Spero dopo la sosta di avere a disposizione un campo più pulito, dove scorre la palla veloce». L’altra sera, dopo la Coppa Italia, Inzaghi ha messo il carico: «Da un mese e mezzo noi e il Milan abbiamo questo problema. Si fatica a giocare così. Un qualche intervento andrà fatto».
Il problema, ovviamente, è l’usura: nessun fondo potrebbe resistere a un tour de force come questo, con la follia di 7 partite in 17 giorni fra 6 e 23 gennaio. A contarle bene sarebbero 8, visto che tre volte si è andati ai supplementari. «L’unica vera soluzione è il riposo — spiega Giovanni Castelli, agronomo della Lega Calcio e responsabile del terreno di San Siro dal 1990 —. Si gioca troppo, il prato non riesce a recuperare nonostante la manutenzione. Capisco che i calendari siano intasati e ci sia poco spazio, ma almeno le soste vanno rispettate. Ne va del gioco e della salute». L’origine di tutti i mali è stata infatti la Nations League di ottobre: da lì in poi il terreno è andato in sofferenza e la mancanza di pause ha peggiorato la situazione di settimana in settimana. Anche la Supercoppa non ha aiutato, anzi. I festeggiamenti sono durati oltre un’ora, con 300 persone che ci saltavano sopra: provate a farlo nel vostro giardino.
Ora la speranza è che la sosta possa dare una mano al fondo, che dal 2012 è un ibrido erba-sintetico. «Faremo tutto ciò che possiamo, usando le migliori tecnologie: lampade fotosintetizzanti, serrette, drenaggio forzato, riscaldamento del terreno costante a 16° C» aggiunge Castelli, secondo il quale «la situazione non è comunque nulla in confronto a prima del 2000 quando il campo veniva rifatto dieci volte a stagione».
L’ipotesi di una rizollatura completa durante la sosta è sul tavolo, ma c’è prima da valutare ogni possibile complicazione, visto che i giorni sono pochi e il rischio è che l’erba non attecchisca. M-I Stadio, la società compartecipata da Milan e Inter, sta decidendo in queste ore. Una cosa è certa: il derby scudetto del 5 febbraio meriterebbe un campo all’altezza di San Siro.
Ipotesi rizollatura L’origine del problema è stata la Nations a ottobre. E domani e domenica due partite