«Calciomercato»: un programma emoziona come una partita
Perché seguo «Calciomercato – L’originale», il programma di Alessandro Bonan e Gianluca Di Marzio, provando quasi le stesse emozioni di una partita di calcio? Perché spero che il Toro faccia il grande colpo? Perché mi auguro che un «grande vecchio», uno qualsiasi di quelli intervistati da Bonan, riveli cose che non so? Mi sto convincendo che stiamo vivendo un’esperienza nuova, che il calcio si sta espandendo, non soltanto in termini di offerta televisiva (quasi tutti i giorni c’è una partita), ma più in generale. Expanded Football. Agli inizi degli anni 70, è stato pubblicato un libro di Gene Youngblood che affrontava un problema allora del tutto inedito. In Expanded Cinema l’autore spiegava come le nuove tecnologie di rappresentazione (non c’era ancora Internet) cominciassero a creare una «videosfera» che usciva dagli schermi cinematografici per occupare qualsiasi spazio, rimbalzando su schermi sempre più piccoli. Era un libro che parlava di una realtà futuribile, che poi si è realizzata e oggi viviamo in una condizione di totale connessione. Anche il calcio si sta espandendo, le nuove tecnologie hanno istituito modalità di realizzazione, fruizione, distribuzione e condivisione che hanno sfondato i muri della tradizione con cui siamo cresciuti (la festa domenicale, le partite in contemporanea, la radio, 90° minuto…). Il Var, per esempio, è il più formidabile elemento di questa espansione sensoriale. Anche la distinzione tra calcio giocato e calcio parlato, se chi parla dice cose interessanti come di norma succede a «Calciomercato» (Sky Sport), si sta assottigliando, come se vivessimo immersi in una «calciosfera» (mai nome fu più appropriato) dove tutto è connesso e dove si sta spalmando la relazione fra le cose e le conoscenze. Youngblood sosteneva che, nonostante la dilatazione, «tutto questo rimane essenzialmente cinema». Anche «Calciomercato» rimane essenzialmente calcio.