«L’energia? La spesa è passata da 450 mila a 1,6 milioni di euro»
Pierucci (Rcr): in Francia costa la metà
Rcr è una cristalleria storica. A Colle di Val d’Elsa, tra Siena e Firenze, produce bicchieri, calici, bottiglie, vasi: vetro di qualità per l’arredo della tavola. Trecentoventi dipendenti diretti e 200-250 nell’indotto, 50 milioni di fatturato. «Senza interventi da parte del governo potremmo resistere fino alla primavera, non di più», dice l’amministratore delegato, Roberto Pierucci. Addirittura…
«No, guardi, non sto esagerando. C’è chi ha già fermato la produzione. Almeno trequattro aziende del nostro settore solo qui in Toscana. Preferisco non fare nomi, spero per loro che sia una fase temporanea».
A quanto ammonta la vostra bolletta dell’energia?
«Noi produciamo esclusivamente con forni elettrici. Ci siamo riconvertiti perché abbiamo creduto che la sostenibilità e il rispetto dell’ambiente potesse essere un nostro tratto distintivo. Gli obiettivi europei del Fit for 55 li abbiamo raggiunti nel 2011. Ma tutto questo si sta rivelando un boomerang. L’elettricità costa più del gas». Dicevamo della bolletta… «Nel mese di gennaio 2021 era di 450 mila euro. A dicembre ha toccato 1,6 milioni di euro. Capisce? Sto parlando a parità di consumi».
Non può riversare i maggiori costi sui prezzi?
«Mica tanto. Noi siamo tra le prime dieci aziende del settore al mondo e i nostri principali concorrenti sono francesi. In particolare il primo produttore si chiama Arc international e si trova in Normandia. Il problema è che Macron è intervenuto con forza per calmierare i costi dell’energia. Il risultato è che da loro a novembre l’energia elettrica costava esattamente la metà. Aumentare i prezzi vorrebbe dire mettere i nostri prodotti fuori mercato».
I pannelli fotovoltaici che avete installato non vi aiutano a calmierare i prezzi?
«No. Il fatto è che l’energia rinnovabile non si può stoccare. Quando la produciamo la cediamo alla rete. E poi parliamo di quantità molto basse rispetto al fabbisogno complessivo. Vorrei fare notare poi che il nostro forno non si può spegnere, riavviarlo sarebbe troppo complicato. Arrivare al punto di spegnere vuole dire ipotecare il futuro dell’impresa».
Quali soluzioni vede?
«Al governo dico: fate un conto molto semplice. Pensate a quello che spenderebbe lo Stato per tenere la gente in cassa integrazione. Con un “investimento” più basso per calmierare i prezzi dell’energia alle aziende energivore come la nostra potreste consentirci di continuare a produrre e non perdere quote di mercato».
Ci siamo riconvertiti Ma tutto questo si sta rivelando un boomerang