Corriere della Sera

In tante vendute Il vero errore è la rimozione

- Di Antonio D’Orrico © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

No, le statuette della Madonna di Lourdes in plastica (non compostabi­le, ritengo) c’erano in Calabria negli anni Sessanta. Le ricordo benissimo. Si svitava la testa, che faceva da tappo, e si beveva l’acqua miracolosa. Sbaglia quindi il leghista Nino Spirlì, ex presidente facente funzioni della Regione Calabria, quando polemizza contro La sposa, la fiction di RaiUno sui matrimoni combinati di ragazze locali con maschi settentrio­nali, e sghignazza­ndo («Ahahahahah­ahahah») accusa il regista Giacomo Campiotti e la sua troupe di aver commesso «errori di trovarobat­o», tipo appunto: «la Madonnina di Lourdes in plastica ?????? ». E sbaglia ancora il facente funzioni (funebri ?????? , viste le condizioni della regione) quando dice che i matrimoni per procura nella Calabria anni Sessanta non si facevano con la gente del Nord Italia. Si facevano eccome. Esiste in materia una vasta letteratur­a: dagli studiosi Nuto Revelli e Laura Marchesano al collettivo di scrittori Lou Palanca, autore del romanzo Ti ho vista che ridevi (Rubbettino 2015) che racconta la storia delle centinaia di «calabrotte» (così venivano chiamate), che in cambio di denaro andarono spose dalla metà degli anni Cinquanta alla metà dei Settanta a contadini delle Langhe grazie all’intermedia­zione di ruffiani profession­isti (i cosiddetti bacialè). C’era un protocollo imposto dal sensale: si cominciava con uno scambio di fotografie, poi di lettere e infine, raggiunto l’accordo economico, si convolava a nozze nel paese della sposa. A volte nascevano dei gemellaggi. Giovanni Fiorita, componente dei Lou Palanca, racconta che le ragazze di Amantea, paese sul Tirreno cosentino, preferivan­o i mantovani e molti furono i matrimoni combinati in questo senso. L’alta Liguria, in particolar­e Imperia, come segnala l’antropolog­o Mauro Francesco Minervino, fu la meta di tante ragazze della piana di Gioia Tauro e dell’Aspromonte costrette dalla miseria alle migrazioni nuziali. La fiction La sposa avrà tutte le colpe del mondo (accade con una certa frequenza alle fiction della Rai: qui hanno girato alcune scene in Puglia) ma non racconta un falso storico come accusano sui social calabresi indignatis­simi. Il sindaco di Alba risarcì simbolicam­ente le calabrotte delle Langhe, onorandole alla festa delle donne l’8 marzo del 2016. In Calabria, invece, le rinnegano come fa Spirlì per questioni di immagine (cancel culture alla ’nduja?). È un modo per mandarle via ancora una volta.

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