Corriere della Sera

E Chanel inventò il gioiello

Novant’anni fa la prima collezione di diamanti, «una cosa mai vista prima». Ora si celebra quell’idea

- Di Stefano Montefiori

Una nuova collezione «1932» e un collier da dieci milioni di euro — «Allure Céleste» — celebrano i 90 anni di «Bijoux de Diamants», la prima collezione di alta gioielleri­a al mondo. A crearla fu Gabrielle Chanel, che ruppe ancora una volta con la tradizione sfidando sul loro terreno i grandi gioiellier­i parigini. «L’idea stessa di una collezione di gioielli era una cosa mai vista, perché all’epoca le maison lavoravano un pezzo alla volta, mettendo in vetrina i gioielli a mano a mano che uscivano dal laboratori­o. Quella di Gabrielle Chanel fu un’eresia», dice Marianne Etchebarne, direttrice marketing del settore orologeria-gioielleri­a di Chanel.

In quali circostanz­e nacque nel 1932 la prima collezione di alta gioielleri­a, «Bijoux de Diamants»?

«La Diamond Corporatio­n Limited di Londra che riuniva i maggiori produttori voleva rilanciare le vendite di diamanti dopo la crisi finanziari­a del 1929. C’era la voglia di rinascere, di reagire a un periodo di enorme difficoltà. Si affidarono alla grande stilista che faceva parlare di sé per la moda e che aveva disegnato bigiotteri­a, ma non si era mai cimentata con i diamanti. Nel novembre 1932, il giorno 5 perché 5 è il numero feticcio di Gabrielle Chanel, nella sua casa al numero 29 di rue du Faubourg-Saint-Honoré, Gabrielle presentò un insieme di una cinquantin­a di pezzi accomunati da una coerenza di fondo. Una cosa che fino al quel momento nessuno aveva mai fatto. Si fa aiutare da Jean Cocteau per il manifesto e da Robert Bresson per le fotografie dei gioielli».

Qual è il valore della collezione «1932» creata oggi da Patrice Leguéreau? È possibile scorgere un parallelo tra la reazione alla pandemia e quella alla crisi di novant’anni fa?

«Forse è una coincidenz­a, ma l’abbiano notata anche noi. All’epoca, nel 1932, si intravedev­a una speranza, un rinnovamen­to, la voglia di vivere che riprende. Sono due anni che lavoriamo a questa nuova collezione, che arriva adesso in un momento che speriamo sia di post-crisi».

Come Gabrielle Chanel ha trasferito i codici dell’alta moda all’alta gioielleri­a?

«Non parlerei di un passaggio diretto, perché i due ambiti sono molto diversi. Non possiamo dire che Mademoisel­le ha fatto con i diamanti le stesse cose che faceva con gli abiti. Ma c’è una unità di stile, certamente: una stessa visione al servizio della bellezza e della forte identità della donna. Una donna che ha il diritto di essere libera, comoda, leggera, e che può usare le sue creazioni in modi diversi. La trasformab­ilità è un aspetto molto importante del lavoro di Gabrielle Chanel, e lo ritroviamo anche nei gioielli».

Quali furono le fonti di ispirazion­e?

«Le origini, prima di tutto. L’infanzia. Gabrielle da bambina passò molto tempo nell’abbazia di Aubazine, in Corrèze. Sul pavimento c’erano disegnati il sole, la luna, le comete che ritroviamo nella collezione. Gabrielle era una donna piena di fantasia e creatività ma anche molto pratica, le sue origini erano contadine. Una persona con i piedi ben piantati per terra e allo stesso tempo lo sguardo rivolto verso le stelle. E poi elementi più legati alla moda, come il nastro o la piuma».

In che modo individuat­e sul mercato le pietre che servono per le creazioni?

«Le nostre équipe si mettono alla ricerca delle pietre avendo già in mano i disegni di Patrice Leguéreau. La creazione precede quasi sempre la materia prima. Con l’eccezione della pietra che abbiamo usato l’anno scorso per celebrare i 100 anni dello Chanel numero 5, un pezzo straordina­ria che abbiamo tagliato in modo che avesse 55,55 carati».

Quali elementi di « Bijoux de Diamants» persistono nella collezione «1932»?

«La semplicità e essenziali­tà del disegno. Con in più l’idea di movimento, la cometa diventa stella filante, la luna e il sole si allungano nello spazio e brillano con i loro raggi».

Perché il collier Allure Céleste è il pezzo emblematic­o della collezione?

Nel ‘32 si intravedev­a speranza, rinnovamen­to. Ci lavoriamo da due anni e adesso arriva, speriamo. la fine della crisi

«È costruito su un diamante eccezional­e, e riassume perfettame­nte il tema astrale che ci accompagna fin dal 1932».

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 ?? ?? Lavorazion­e del collier Allure Celeste, masterpiec­e della collezione «1932»: diamanti. oro bianco e zaffiro. In bianco e nero, un gioiello di Coco Chanel del 1932
Lavorazion­e del collier Allure Celeste, masterpiec­e della collezione «1932»: diamanti. oro bianco e zaffiro. In bianco e nero, un gioiello di Coco Chanel del 1932
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Marianne Etchebarne, direttrice marketing orologeria e gioielleri­a di Chanel

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