Cercando gli Etruschi nei colli della Toscana e nei borghi dell’interno
Properzio, il poeta latino nato ad Assisi, ricorda una fiaba che gli raccontava sua nonna: una principessa etrusca si innamorò di un giovane talmente bello che quando passava per strada le donne si giravano a guardarlo e fischiavano; diede allora ordine alle guardie di trovarlo e portarglielo affinché potesse sposarlo. Sembra la storia di Cenerentola al contrario, soprattutto testimonia di un mondo in cui le ragazze non erano supine ai desideri dei maschi.
Le immagini raffigurate nelle tombe etrusche ci narrano di un popolo disinibito, sia per le tenere immagini d’amore coniugale sia per scene di sesso sfrenato. Gli Etruschi amavano danzare, mangiare (la tradizione del maiale e dei salumi si deve a loro), bere bene (portarono la vite ovunque nelle loro terre) e avevano una particolare sensibilità per l’arte e per il bello.
A differenza dei Greci che quando partecipavano ai banchetti (che spesso si concludevano in orge) lasciavano a casa le mogli, gli etruschi se le portavano dietro. Anzi, forse erano le mogli a portarsi i mariti.
Va però sfatato il luogo comune che gli Etruschi, ballando suonando e mangiando, fossero un popolo mite e gentile. Nel Tirreno e nell’Adriatico diventavano feroci pirati e come conquistatori non mostravano pietà verso i vinti.
Si dice che i romani li sconfissero e li assimilarono. Falso anche questo: gli Etruschi sono sempre rimasti tali e quali, sono i più autentici abitanti della Toscana, dell’Umbria e dell’Emilia Romagna, luoghi dove sono fiorite le arti, resta il culto per la tavola e quando si comincia a discutere volano parole grosse. Il loro è un territorio tra i più struggenti dell’intero orbe terracqueo, con i suoi paesaggi leonardeschi, le nuances delle coltivazioni, le cupe foreste, le valli recondite, i laghi ospitati in crateri di vulcani spenti, e poi giù fino al mare, scortati dai pini marittimi lasciandosi alle spalle i cipressi, che facevano da guardia agli avi già duemila anni fa.
Tanta bellezza per gli archeologi di professione non basta. Questo popolo, per loro, resta un affascinante mistero che si può cercare di comprendere solo andando a Volterra, dove si trova il più importante museo Etrusco, il Guarnacci, dal nome del grande studioso che donò la sua ricca biblioteca e la sua collezione. La più affascinante opera conservata è l’Ombra della sera, una scultura in bronzo che rappresenta un giovanetto stilizzato lungo e sottile a cui si è chiaramente ispirato l’artista ticinese Alberto Giacometti.
L’altra perla etrusca, che a vederla toglie il fiato, è Cortona, un luogo senza tempo dove si respira la civiltà di due millenni fa passata attraverso il Medioevo e il Rinascimento per restare viva ancora oggi. E poi Arezzo, Chiusi, Colle Val d’Elsa. Mangeremo e godremo dell’ospitalità etrusca. Sarà un tuffo nel bello e nel buono.