COSA ASPETTANO I CAPI PARTITO A RIUNIRSI TUTTI E A DECIDERE?
Caro Aldo,
candidare la senatrice Liliana Segre alla presidenza della Repubblica Italiana sarebbe un bellissimo atto di riconoscimento alla sua onestà e impegno per la conoscenza della storia e conservazione della memoria che la caratterizza.
Silvestro Acampora
Non crede che per spazzare via la candidatura di Berlusconi basterebbe che Enrico Letta proponesse di votare un personaggio autorevole del centrodestra gradito anche alla sinistra? È Letizia Moratti che sarebbe un ottimo presidente e mi piacerebbe vedere come farebbe ad opporsi Berlusconi.
Gianpiero Mayer
OCari lettori,
gni giorno arrivano centinaia di messaggi sul Quirinale. Molti di voi propongono candidati — Liliana Segre e Letizia Moratti sono tra i nomi ricorrenti —, molti sono sconcertati da una ritualità antica che sembra non tenere conto della stagione drammatica che il Paese sta attraversando. Personalmente trovo incredibile che i leader di partito non si siano ancora riuniti tutti insieme (al di là degli incontri bilaterali più o meno clandestini) per trovare una soluzione condivisa. Eppure sono tutti insieme al governo. Una volta si sarebbe chiamato vertice di maggioranza. Invece si continua a ragionare in termini di centrodestra e centrosinistra; come se esistessero davvero due coalizioni coese. Invece ci sono solo due minoranze rissose, tra loro e al loro interno.
Il centrodestra è composto da tre partiti (più i cespugli centristi, ansiosi ovviamente di distinguersi) che dopo essersi alleati alle elezioni del 2018 hanno fatto ognuno quello che gli conveniva. La Lega è andata al governo con i grillini, poi all’opposizione, infine è tornata al governo con Draghi, stavolta insieme con Forza Italia, ma senza Fratelli d’Italia. Ora Salvini e Meloni si sono rifugiati dietro la candidatura di Berlusconi, cui nessuno dei due crede davvero. In realtà, sarebbero i più interessati ad avere sul Colle un Draghi in grado di coprire loro le spalle con Berlino, Bruxelles e i mercati.
Quanto al centrosinistra, in realtà non esiste. I 5 Stelle non sono un ramo dell’Ulivo. Nascono contro il Pd, con pulsioni tecnicamente di destra populista. Poi la conversione tattica dell’estate 2019 ha creato un’alleanza provvisoria. Conte ha avuto un buon rapporto con Zingaretti e ora con Letta; ma Di Maio non avrebbe problemi a riportare il movimento a destra nella prossima legislatura.
Insomma, anziché coltivare la contrapposizione tra destra e sinistra, gli azionisti del governo Draghi farebbero bene a parlarsi e trovare un accordo. Il Paese non capirebbe giornate di votazioni a vuoto.