Bankitalia taglia le stime Nel 2022 crescita al 3,8% Ma l’inflazione sale al 3,5%
«Pandemia e strozzature sull’offerta frenano il Pil»
ROMA Recrudescenza della pandemia e strozzature dal lato dell’offerta (carenza di manodopera in alcuni settori e difficoltà nei servizi di trasporto) frenano la crescita. Per questo la Banca d’Italia, nel Bollettino economico diffuso ieri, corregge al ribasso le stime sul Prodotto interno lordo per quest’anno: + 3,8% contro il 4% delle precedenti previsioni.
Un aggiornamento che preannuncia quello che, inevitabilmente, dovrà fare anche il governo con il Documento di economia e finanza del prossimo aprile, tagliando le stime precedenti contenute nella Nota di aggiornamento dello scorso settembre, che parlavano di un Pil 2022 in crescita del 4,7%.
Una frenata brusca, dunque, coerente con quella in atto nell’area euro, osserva Bankitalia, dove la «risalita dei contagi» e il «perdurare delle tensioni sulle catene di approvvigionamento ostacolano la produzione manifatturiera» mentre «l’inflazione ha toccato il valore più elevato dall’avvio dell’unione monetaria, a causa dei rincari eccezionali della componente energetica». In Italia, la crescita, che era «rimasta elevata nel terzo trimestre del 2021, sostenuta dall’espansione dei consumi dell famiglie» e dall’ottimo andamento delle esportazioni, ha rallentato nel quarto trimestre collocandosi «attorno al mezzo punto percentuale».
Le nuove previsioni della banca centrale non sono improntate al pessimismo perché assumono che «dalla primavera la diffusione dell’epidemia si attenui». Il Pil tornerebbe così sul livello pre pandemia a metà del 2022. In media d’anno aumenterebbe del 3,8% nel 2022, del 2,5 nel 2023 e dell’1,7% nel 2024 mentre «il numero di occupati crescerebbe più gradualmente e tornerebbe ai livelli precrisi alla fine del 2022».
Sul fronte dell’inflazione, i prezzi al consumo salirebbero del 3,5% quest’anno, dell’1,6% nel 2023 e dell’1,7% nel 2024. Si tratta comunque di stime, avvertono gli economisti della Banca d’Italia, circondate da diversi elementi di incertezza. Nel breve termine legati all’evoluzione della pandemia e alle «tensioni sul lato dell’offerta, che potrebbero rivelarsi più persistenti delle attese e mostrare un grado di trasmissione all’economia reale più accentuato». Nel medio termine, invece, «le proiezioni rimangono condizionate alla piena attuazione dei programmi di spesa inclusi nella manovra di bilancio e alla realizzazione completa e tempestiva degli interventi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza». Come dire che basta poco per prolungare la frenata della ripresa.