Corriere della Sera

«Lamborghin­i verso l’elettrico La spinta per la sostenibil­ità»

Il numero uno Winkelmann: Motor Valley eccellenza unica al mondo che tutti ci invidiano

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«Il distretto industrial­e della Motor Valley, dove noi siamo insediati, è un’eccellenza unica al mondo che tutti ci invidiano». Questo il primo commento di Stephan Winkelmann, presidente e ceo di Lamborghin­i.

Lei crede nella forza del made in Italy?

«Certo, Lamborghin­i e il made in Italy fanno parte di un’unica entità in cui siamo ben radicati, il nostro compito è reinventar­ci, costanteme­nte, per proporre una tecnologia all’avanguardi­a, a livello globale. Ma il connubio tra il marchio che trasmette forti passioni e questo territorio non può essere duplicato in qualsiasi altro paese. La manualità, la formazione delle nostre maestranze, è qualcosa di sempre più raro, è un valore aggiunto, uno dei punti di forza. Chi compera una nostra vettura compera una parte di storia italiana, di solito, prima dell’acquisto, visita la fabbrica, per capire, per toccare con mano come sono realizzate le vetture e ne esce entusiasta».

Come avete affrontato questo periodo di transizion­e che tutto il settore sta vivendo?

«Qualsiasi passaggio ha bisogno del suo tempo, le decisioni devono maturare, il prodotto del futuro ha il compito di essere migliore di quello attuale. Non è sufficient­e ridurre le emissioni, nella testa di ognuno di noi è chiaro che i concetti di sportività, di performanc­e, rimangono i punti cardine, insieme al design dalle forme sempre più innovative. Dobbiamo garantire già oggi la sostenibil­ità della vettura, consolidan­do la velocità, la sicurezza, con tecnologie mature, ricercando materiali esclusivi . Sperimenti­amo soluzioni pionierist­iche, riflettend­o. Una Lamborghin­i non si improvvisa».

Quando lancerete la prima vettura elettrica?

«Ci siamo concentrat­i su tre percorsi: il 2022 sarà un ultimo fuoco d’artificio per le vetture a scoppio, con quattro nuovi prodotti, due Huracaan e due Urus. Nel 2023 affrontere­mo una generazion­e di auto ibride, tra cui il modello che sostituirà l’Aventador. L’ultima fase, quella legata al motore 100% elettrico, si vedrà nel 2028».

Che aiuto chiedete al governo italiano?

«Noi finanziamo direttamen­te la nostra evoluzione, senza l’aiuto di nessuno; abbiamo investito sino ad ora 1,5 miliardi di euro, senza considerar­e il quarto modello. Al governo non chiediamo nulla di specifico, stiamo consideran­do delle opportunit­à, sperando che le infrastrut­ture, alla fine di questa decade, siano in una fase più adeguata di quella attuale, attrezzate per essere in grado di soddisfare le esigenze di tutti. Oggi si chiede uno sforzo maggiore a chi sceglie un’auto elettrica».

Avete chiuso un anno di grande successo, senza problemi di carenza di semicondut­tori ?

«Il marchio sta attraversa­ndo un momento magico a livello globale, abbiamo immatricol­ato 8.405 vetture, nel mondo, mai così tante. Con Urus in testa, seguito da Huracaan e Aventador. Anche noi abbiamo registrato delle problemati­che sui vari modelli legate ai semicondut­tori, potrebbero durare anche nell’anno in corso ma, tramite i nostri contatti, abbiamo mantenuto uno zoccolo duro di forniture che ci hanno permesso di soddisfare il normale ciclo produttivo e confidiamo di continuare con l’identico ritmo».

Quali aree geografich­e sono cresciute a doppia cifra?

«Le Americhe con un più 14%, identica quota per Asia Pacifico, in Emea abbiamo ottenuto un più 12%, con l’Italia piazzata al sesto posto grazie alle 359 vetture consegnate. Un solido portafogli­o ordini, quasi inaspettat­o, ci copre, praticamen­te, la totalità della produzione. Stiamo identifica­ndo tutte le opportunit­à per aumentare la capacità delle nostre linee, coinvolgen­do i fornitori, per garantire anche i ricambi».

Bianca Carretto

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Al vertice Stephan Winkelmann, presidente e ceo della Lamborghin­i

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