Corriere della Sera

Braccio di ferro sui soldi, le qualifiche sprint in bilico

La F1 vuole raddoppiar­e i mini-Gp ma non c’è accordo con i team. Anche la Ferrari chiede di più

- Daniele Sparisci © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il campionato parte fra poco meno di due mesi in Bahrein (20 marzo) ma già si litiga sui soldi. È in corso un braccio di ferro fra organizzat­ori e squadre sul format delle qualifiche sprint, le mini-gare di 100 km che l’anno scorso hanno debuttato al sabato a Silverston­e, Monza e Interlagos. Stabilisco­no l’ordine di partenza del Gp della domenica e assegnano punti iridati ai primi tre, ma l’idea per il futuro è di aumentare il numero di piloti «premiati». L’esperiment­o ha fatto storcere la bocca ai puristi, ma ha prodotto risultati incoraggia­nti in termini di audience e di biglietti venduti, anche grazie alla formidabil­e rimonta di Lewis Hamilton in Brasile. Da ultimo a quinto in 24 giri.

La F1 punta a raddoppiar­e il numero di eventi portandoli a sei: fra i circuiti candidati a ospitarli c’è anche Imola, oltre a Zandvoort, Austria, Canada, Bahrein e di nuovo Brasile. Ma per cambiare il regolament­o in corsa c’è bisogno della maggioranz­a qualificat­a dei team, almeno otto su dieci devono essere a favore. Con la sola maggioranz­a semplice la riforma slitterebb­e al 2023.

Al centro dello scontro ci sono i soldi in più da distribuir­e ai team per compensare le spese supplement­ari, per coprire quelle relative a eventuali incidenti durante le «Sprint Qualifying», di certo più impegnativ­e e rischiose rispetto al format classico del giro lanciato dove esiste la possibilit­à di andare a muro, ma non quella di duellare ruota a ruota in partenza, o di finire nella ghiaia in fase di sorpasso. Per queste ragioni le grandi scuderie chiedono maggiori garanzie economiche rispetto a quelle offerte dalla F1 e minacciano di far saltare il banco se non saranno accontenta­te. Le richieste oscillano fra i 2 e i 5 milioni di dollari in più da aggiungere al budget cap, il tetto alle spese di 140 milioni l’anno. Si tratta di un meccanismo mutuato dagli sport americani per tentare di creare maggiore equilibrio fra piccole e grandi squadre. Mercedes e Red Bull chiedono circa cinque milioni. La

Ferrari si accontente­rebbe di meno, ma è d’accordo sul fatto che a un numero maggiore di «sprint race» devono corrispond­ere indennizzi più alti.

Dall’altra parte si oppone Zak Brown, per il boss americano della McLaren le pretese dei big sarebbero tentativi mascherati di aggirare il «budget cap». Insomma, userebbero questi soldi per sviluppare le loro macchine. La partita non è scontata, a febbraio, prima dei test, la F1 Commission andrà al voto elettronic­o e si saprà se le sprint entreranno nel calendario 2022. Del quale non farà parte Kimi Raikkonen, l’ultimo campione del mondo della Ferrari dice di essere contento così. «Troppe falsità in F1, il denaro e il potere hanno cambiato

Raikkonen al veleno

«In F1 falsità e soldi, comanda la politica Sono contento di esserne fuori»

tutto. Più soldi metti e più politica avrai. È bello essere fuori». Forse prima non se ne era mai accorto.

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(Getty Images) Nuovo format La partenza della sprint race del Brasile: assegna la pole e punti ai primi tre

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