L’umanità di Argentero e i casi esemplari: il successo di «Doc»
Indubbio il successo su Rai1 di «Doc - Nelle tue mani», la fiction tratta da una storia vera, raccontata in «Meno dodici» di Pierdante Piccioni e Pierangelo Sapegno, con le nuove vicissitudini del dottor Andrea Fanti (Luca Argentero), primario del reparto di Medicina Interna del Policlinico Ambrosiano, al quale un colpo di pistola ha cancellato dodici anni di memoria (Lux Vide, seconda stagione).
Com’è noto, i generi più serializzati sono due, l’ospedaliero e il poliziesco. Segno che il dolore e la criminalità costituiscono una fonte perenne di spunti, di narrazioni, di allestimenti. Il successo di «Doc» è in parte dovuto al fatto che le storie raccontate presentano sempre due risvolti: uno «esterno» (i malati) e uno «interno» (il personale sanitario). Ogni malato è insieme portatore di un evento traumatico e di un discorso: mettendo in scena i tormenti che li affliggono, i pazienti diventano casi esemplari, ricordi incancellabili in cui è facile identificarsi.
La vita privata del personale sanitario si estende oltre i limiti fisici dell’ospedale: il confine fra mondo privato e impegni professionali costituisce così uno dei temi ricorrenti della serie. In questo senso l’ospedale può essere considerato uno spazio simbolico: oltre ad essere l’elemento unificante della serie, diventa una seconda casa, che allo stesso tempo preme sulle vite private dei medici e dei loro familiari anche quando questi si trovano nelle loro abitazioni private.
Poi c’è Luca Argentero, il nostro Dr House: i modi spesso bruschi, il trauma subito, i contrasti con l’amministrazione, la capacità diagnostica, il lato umano ed empatico fanno di lui un eroe di riferimento, un’icona quasi necessaria, specie in tempi di pandemia.
I protagonisti sono uomini a tutto tondo che non nascondono le loro debolezze e le loro contraddizioni e il realismo è accentuato dal fatto che il Covid ha segnato le loro vite.