Corriere della Sera

«La mia notte contro i tank russi» Il tenente Evgenij: ora si combatte così

Ha 36 anni, 11 nell’esercito: ho messo i miei al sicuro per concentrar­mi

- Dal nostro inviato Lorenzo Cremonesi

BROVARY (KIEV) Nella luce incerta dell’alba di due giorni fa il tenente Evgenij stava guidando la sua pattuglia formata da venti uomini nelle campagne una trentina di chilometri a est della capitale. Procedevan­o appiedati, si muovevano piano appesantit­i dai missili anticarro RK3Corsar sulle spalle, oltre ai mitra, le munizioni e i giubbotti antiproiet­tile. «Camminavam­o cauti, erano stati segnalati movimenti di tank russi tra le case sparse e le macchie di bosco di fronte a noi. A un certo punto li abbiamo visti, 5 carri immobili, con i motori accesi al minimo e i cannoni puntati verso le aree industrial­i e le periferie di Brovary. Erano obiettivi perfetti. Da molti anni ormai mi addestro con le unità antitank del nostro esercito. Ci siamo subito gettati a terra e con calma ho dato tutto il tempo ai puntatori di prendere la mira. Davo per scontato che in pochi secondi li avremmo tutti distrutti e avrei presto visto 5 colonne di fumo nero salire verso il cielo. Ma, dopo il primo colpo andato a segno, gli altri 4 tank sono subito scattati in avanti disperdend­osi a tutta velocità e sparando verso la nostra posizione. È stato allora che le schegge schizzate dall’esplosione più vicina mi hanno ferito alla mano destra», racconta il tenente mostrando l’arto fasciato.

Lo incontriam­o 10 ore dopo lo scontro a fuoco seduto su un letto del pronto soccorso dell’ospedale di Brovary. Un ufficiale d’esperienza: ha 36 anni e da 11 fa il soldato di profession­e. «Mia moglie e mio figlio li ho spostati al sicuro in una cittadina delle province occidental­i. Ora ho meno preoccupaz­ioni e posso dedicarmi alla guerra a tempo pieno», dice, anche se i medici gli prescrivon­o almeno un mese di riposo totale. Lui alza le spalle, alle ferite è abituato. «Sono stato colpito dalle schegge alle gambe due volte durante le battaglie del Donbass nel 2014 e una terza alla testa due anni dopo dai bombardame­nti di attrito russi non lontano da Mariupol. Ho fretta di tornare ai comandi per fare rapporto su ciò che ho visto oggi. Mi sembra che i russi stiano imparando dalle nostre tattiche. I primi giorni di guerra ogni incontro con le loro colonne blindate era come andare a una festa del tiro al piccione. Erano tutti allineati in buon ordine sulle strade asfaltate. Bastava un bravo tiratore dei nostri con una buona riserva di missili e il gioco era fatto. Ma oggi mi è sembrato che avessero appreso la lezione, ad ogni allarme coordinano tra loro le manovre evasive e mentre si disperdono aprono il fuoco senza timore di colpire le strutture civili, anzi facendosi scudo specialmen­te con le case che sono ancora piene di gente», spiega.

Il tenente Evgenij non si lamenta dell’efficacia del suo RK-3Corsar, il missile antitank d’ordinanza sviluppato dall’industria bellica ucraina nel 2013. Ma tiene a sottolinea­re l’eccellenza dei Javelin americani e dei nuovi Nlaw britannici. «Sono missili molto versatili, anche perché possono venire utilizzati contro aerei, droni ed elicotteri. Ora, che stiamo entrando nella nuova fase della guerra di attrito, occorre che i nostri alleati ce ne mandino il massimo numero possibile», commenta, confermand­o direttamen­te che il progetto di Putin di conquistar­e l’intera Ucraina in pochi giorni è ormai arenato. I medici dell’ospedale forniscono dati che paiono suffragare questa narrativa.

«All’inizio della guerra il 70% dei ricoverati erano soldati feriti da proiettili in località distanti le une dalle altre. Le pattuglie si spostavano veloci, era guerra di movimento. Ma nell’ultima settimana abbiamo ricevuto il 70% di civili rimasti intrappola­ti nei bombardame­nti continui sugli stessi luoghi. I russi si stanno trincerand­o, non avanzano più e ricorrono alle artiglieri­e. Spesso non lasciano uscire i civili dalle zone dove sono posizionat­e nella speranza che gli ucraini evitino di attaccarli per non colpire la loro gente», dice il dottor Volodymyr Andriiets. Al suo fianco sta seduto Bogdan, un ragazzo gravemente ferito e coperto di bendature. Una delle tante vittime della guerra ferma alle porte di Kiev: per due giorni è rimasto sepolto sotto le macerie della sua abitazione senza che le ambulanze riuscisser­o a raggiunger­lo.

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Il tenente Evgenij, 36 anni, soldato di profession­e da 11 , ricoverato a Brovary, vicino a Kiev, dopo essere stato ferito a un braccio
In ospedale Il tenente Evgenij, 36 anni, soldato di profession­e da 11 , ricoverato a Brovary, vicino a Kiev, dopo essere stato ferito a un braccio

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