«Attacco sacrilego Il mondo si impegni per farlo cessare»
CITTÀ DEL VATICANO «Disumano», «ripugnante» e soprattutto «sacrilego». Papa Francesco, nel quarto Angelus dalla «violenta aggressione contro l’Ucraina, un massacro insensato dove ogni giorno si ripetono scempi e atrocità», non nomina esplicitamente Putin ma in quell’aggettivo, «sacrilego», appare trasparente il riferimento alla retorica del presidente russo che venerdì, nello stadio Luzniki di Mosca, era arrivato a citare le parole del Vangelo di Giovanni che Gesù riferisce a se stesso e alla Passione («nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici»), a proposito dei soldati russi che ha mandato a morire in guerra.
Il Papa lo aveva detto fin dall’inizio, «la logica perversa e diabolica delle armi è la più lontana dalla volontà di Dio». E ora esclama: «Non c’è giustificazione per questo! Supplico tutti gli attori della comunità internazionale perché si impegnino davvero nel far cessare questa guerra ripugnante». Parole mai così dure: «Tutto questo è disumano. Anzi, è anche sacrilego, perché va contro la sacralità della vita umana, soprattutto contro la vita umana indifesa, che va rispettata e protetta, non eliminata, e viene prima di qualsiasi strategia! Non dimentichiamo: è una crudeltà, disumana e sacrilega!». Francesco ripete di essere «vicino al martoriato popolo ucraino», ricorda «i bambini innocenti e feriti» che ha visitato in ospedale a Roma, ed esorta a «non stancarsi» di accogliere i rifugiati: «Non solo ora, nell’emergenza, ma anche nelle settimane e nei mesi che verranno».