Corriere della Sera

Il papà di Elena «Per mia figlia e le sue compagne 6 anni senza verità»

Oggi la protesta all’ambasciata spagnola

- Di Agostino Gramigna

Due giorni fa erano lì, nel punto in cui l’ultimo scossone di ferraglia emesso dal pullman ha coinciso con l’ultimo respiro della loro unica figlia. Hanno appeso uno striscione alla recinzione che delimita l’autostrada. Poi mamma Roberta e papà Gabriele si son seduti in quel pezzo di campagna aperta, su una strada sterrata che non porta a nulla. In silenzio. Sullo striscione solo una scritta, in memoria di Elena e le altre.

Elena era una dei 57 studenti che il 20 marzo 2016 si trovava su un pullman diretto a Barcellona, sull’autostrada A7. Un colpo di sonno dell’autista fece ribaltare il mezzo al chilometro 333. Morirono 13 ragazze, di cui sette italiane, studentess­e che partecipav­ano al programma Erasmus. Furono ribattezza­te le «figlie di tutti», le «figlie d’Europa».

Gabriele e Roberta Maestrini ogni 20 marzo ricordano la figlia. E da quel giorno del 2016 si battono assieme agli altri genitori nelle aule dei tribunali spagnoli. Spiega Gabriele: «Vogliamo che sia riconosciu­to il diritto violato alla vita alle nostre figlie. Vogliamo un po’ di pace». Oggi sarà a Roma davanti all’Ambasciata spagnola. «Una presenza simbolica, che faccio ogni marzo». Sono trascorsi 6 anni. Ma la pace non arriva. La giustizia è lentissima. Non è stato individuat­o un solo responsabi­le.

«I giudici spagnoli — ricorda papà Gabriele — avrebbero voluto risolvere il caso con un’archiviazi­one. Per tre volte noi abbiamo fatto ricorso. E solo un anno e mezzo fa l’autista è stato rinviato a giudizio. Siamo in attesa del processo. Ma tutto è fermo». Per i giudici che chiedevano l’archiviazi­one l’incidente è stato una fatalità. «L’autista non aveva assunto droghe o bevuto alcol. Ma noi riteniamo che lui abbia responsabi­lità, al pari di chi ha organizzat­o il viaggio (l’Associazio­ne studenti Erasmus). Occorre accertare se siano state rispettate le condizioni minime di sicurezza». Gabriele si ferma. Riprende. «Non c’era un secondo autista. E quello al volante era stanchissi­mo, aveva alle spalle molte ore di viaggio, più di quelle consentite per stare alla guida. Cinque chilometri prima dell’incidente c’era un’area di servizio. Se si fosse fermato... Un autista è come un pilota di aereo, è responsabi­le della sicurezza».

Il colpo di sonno è avvenuto poco dopo le sette del mattino. Quel giorno Elena sarebbe dovuta rientrare in Italia. «Aveva l’aereo al pomeriggio. Sapevo della loro gita. Ero contrario. “Ti stancherai, dopo dovrai risalire su un altro pullman per l’aeroporto”. “Tranquillo papà ho fatto gia la valigia”, fu la sua risposta».

In quei giorni le «figlie d’Europa» avevano commosso tutti. Il Governo italiano ed altre autorità si erano strette alle famiglie. «La Regione Toscana e l’Università di Firenze mi avevano assicurato che avrebbero fatto di tutto per costituirs­i come parte civile. Sono scomparsi».

La lapide e il dolore. La ricerca di una porzione di pace. I ricordi. Ecco di cosa è fatta la vita di Gabriele e della moglie. Ecco cosa ha sostanziat­o il loro tempo in questi sei anni. «Non è ossessione. Non vogliamo la ricerca di un colpevole a tutti i costi. Qualunque sarà, l’esito giudiziari­o non mi restituirà quello che ho perso. Ma accertare la verità sarebbe per il mio cuore un piccolo sollievo. Lo sgraverebb­e dal dover ascoltare e vivere quella storia. Per noi raccontare è la cosa più terribile. È dare vita al dolore».

Le studentess­e avevano tra 19 e 25 anni. Sullo striscione appeso da Gabriele e Roberta c’era scritto: «Verità e giustizia per le studentess­e Erasmus». Sul bus morirono anche Valentina Gallo, Francesca Bonello, Elisa Valent, Lucrezia Borghi, Serena Saracino, Elisa Scarascia Mugnozza, Julia Mang, Chloé Chouraqui, Christina Unger, Mohina Abdusaidov­a, Phuong Anh Tran e Verónica Matcovici.

Le famiglie «L’autista ha delle responsabi­lità, così come chi ha organizzat­o il viaggio»

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Le ragazze italiane morte nell’incidente il 20 marzo 2016. Da sinistra a destra in senso orario: Elena Maestrini (nella foto grande), Elisa Valent, Valentina Gallo, Elisa Scarascia Mugnozza, Serena Saracino, Francesca Bonello e Lucrezia Borghi
Studentess­e Le ragazze italiane morte nell’incidente il 20 marzo 2016. Da sinistra a destra in senso orario: Elena Maestrini (nella foto grande), Elisa Valent, Valentina Gallo, Elisa Scarascia Mugnozza, Serena Saracino, Francesca Bonello e Lucrezia Borghi

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