Corriere della Sera

Un po’ angelo un po’ diavolo può vincere con chiunque

- Di Giorgio Terruzzi

Veniva da un anno rosso cupo. In molti a dire: Leclerc? Deve dimostrare di essere un vero fuoriclass­e. Gli è bastato un solo weekend per chiudere la questione, il primo con una Ferrarissi­ma tra le mani. Cappotto rosso: pole, davanti a Verstappen, campione del mondo, dato per favorito in pianta stabile; vittoria con giro veloce al termine di una gara scolpita da grande artista, due, tre decimi raschiati a Max giro dopo giro, tre controsorp­assi restituiti al rivale che più lo irrita e istiga, roba da far saltare le coronarie ad ogni ferrarista, in apnea dalla notte della vigilia. Una dimostrazi­one di ferocia e intelligen­za rara a vedersi, migliore persino di quella rivelata a Monza nel 2019 quando tenne testa come un principe a re Hamilton. E adesso, con quell’espression­e ritrovata che piace a grandi e piccini, un po’ angelo, un po’ diavolo, è consapevol­e di potersi battere contro chiunque. La sua corsa di testa pare appena iniziata, come capita ai campioni quando hanno in mano cavalli e ali, aderenza ed equilibrio. Altrimenti forzi, sbagli, non cavi granché, secondo la regola prima di questo sport. È accaduto a Verstappen ieri, impotente e sfiancato da una rincorsa vana, prima di alzare bandiera bianca; accade a Hamilton ora, quasi anonimo con una Mercedes acerba, premiato sin troppo dal doppio k.o. Red Bull. Non c’è stato solo Leclerc, intendiamo­ci. Abbiamo visto in pista una Ferrari veloce ovunque, stabile, non penalizzat­a, come si temeva, dal consumo gomme. È dai primi passi sull’asfalto che questa F1-75 si comporta come una miss italiana, all’altezza della tradizione che vuole onorare. Attorno a lei abbiamo masticato una antica diffidenza, accentuata da rogne persistent­i, facciamo fatica persino ora a crederci davvero. Eppure, senza rivali alla prima uscita, con tanto di doppietta firmata Sainz, un pilota che ha bisogno di più tempo per manifestar­e il proprio talento. Due ragazzi in gamba, una macchina felice, una squadra italianiss­ima che ha un’anima e una gran fame da ostentare, da saziare. Si, una gioia. Meritata per chiunque della Ferrari si sente parte.

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