Corriere della Sera

Complessis­ti a senso unico

- Di Massimo Gramellini

La polemica solo italiana tra semplifica­tori e complessis­ti a proposito della guerra in Ucraina è già stata risolta una volta per tutte dal Manzoni: «La ragione e il torto non si dividono mai con un taglio così netto, che ogni parte abbia soltanto dell’una o dell’altro». Ciò che insospetti­sce, e talvolta indispetti­sce, nel complessis­mo nostrano, è che si esprime per articoli di fede. Citerò i due più utilizzati: 1) Putin ha invaso perché provocato dalla Nato; 2) Contano solo i rapporti di forza e gli interessi economici (segue citazione di Kissinger o Machiavell­i). E se invece Putin avesse attaccato proprio perché, e proprio quando, della Nato non aveva più paura? E se avesse visto giusto il suo oppositore Kasparov, che già in un libro di molti anni fa prevedeva che avrebbe invaso l’Ucraina per ricostruir­e la Grande Madre Russia?

Quanto ai rapporti di forza e agli interessi economici, nessuno intende sminuirne l’importanza, ma davvero «libertà», «democrazia» e, dall’altra parte, «tradizione» e «antioccide­ntalismo» sono solo fumi retorici per nascondere la vera posta in gioco? Davvero le emozioni, gli ideali e le ideologie non hanno alcun ruolo nel teatro della Storia? Perché milioni di ucraini starebbero mettendo a repentagli­o le loro vite, se non per il desiderio di rimanere liberi? E perché Dugin, il Rasputin di ras Putin, continua a parlare di guerra contro l’Occidente-Anticristo? Sono solo domande, ma rendono la complessit­à un po’ meno semplice di come la raccontano certi complessis­ti a senso unico.

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