Complessisti a senso unico
La polemica solo italiana tra semplificatori e complessisti a proposito della guerra in Ucraina è già stata risolta una volta per tutte dal Manzoni: «La ragione e il torto non si dividono mai con un taglio così netto, che ogni parte abbia soltanto dell’una o dell’altro». Ciò che insospettisce, e talvolta indispettisce, nel complessismo nostrano, è che si esprime per articoli di fede. Citerò i due più utilizzati: 1) Putin ha invaso perché provocato dalla Nato; 2) Contano solo i rapporti di forza e gli interessi economici (segue citazione di Kissinger o Machiavelli). E se invece Putin avesse attaccato proprio perché, e proprio quando, della Nato non aveva più paura? E se avesse visto giusto il suo oppositore Kasparov, che già in un libro di molti anni fa prevedeva che avrebbe invaso l’Ucraina per ricostruire la Grande Madre Russia?
Quanto ai rapporti di forza e agli interessi economici, nessuno intende sminuirne l’importanza, ma davvero «libertà», «democrazia» e, dall’altra parte, «tradizione» e «antioccidentalismo» sono solo fumi retorici per nascondere la vera posta in gioco? Davvero le emozioni, gli ideali e le ideologie non hanno alcun ruolo nel teatro della Storia? Perché milioni di ucraini starebbero mettendo a repentaglio le loro vite, se non per il desiderio di rimanere liberi? E perché Dugin, il Rasputin di ras Putin, continua a parlare di guerra contro l’Occidente-Anticristo? Sono solo domande, ma rendono la complessità un po’ meno semplice di come la raccontano certi complessisti a senso unico.