Missili sul centro commerciale
«Una, dieci, cento Mariupol contro i russi in Ucraina», dicono adesso i cittadini della capitale assediata e da ieri sera paralizzata dal coprifuoco per 35 ore, mentre i rumori della battaglia echeggiano per le strade deserte. Il messaggio è semplice e lo ribadisce senza sosta il presidente Zelensky: se Putin s’illudeva di catturare il Paese con facilità, ormai deve essere chiaro che la resistenza cresce di giorno in giorno; se la piccola Mariupol sta facendo pagare caro ai soldati russi ogni metro di terreno conquistato, qui a Kiev resteranno irrimediabilmente impantanati. La metropoli sta diventando una roccaforte imprendibile, un labirinto di trincee, postazioni di bazooka tra le barricate, cantine trasformate in bunker, cassette di bottiglie molotov ad ogni angolo. L’esercito russo non ha abbastanza truppe per ingaggiare la guerriglia urbana.
Lo ribadivano ieri mattina anche gli abitanti della zona investita dall’esplosione che domenica prima della mezzanotte aveva scosso violentemente l’intera città. «Cosa vuole fare Putin? Bombardarci da lontano sino a ridurre tutto in macerie? Beh, deve sapere che qui nessuno intende arrendersi», sostiene il 35enne Vasiliy, intento a rimuovere i vetri infranti della vetrina del suo supermercato.
Con il trascorrere delle ore il bilancio dei morti è salito sino ad otto, resta confuso il numero dei feriti, non è escluso che le vittime siano soldati. A colpire pare sia stato uno dei nuovi missili ipersonici che sono il fiore all’occhiello delle armi a lungo raggio russe. rizzate dai bombardamenti: sognano di morire, hanno l’incubo del sangue. E crescono le ansie di perdere tutto, casa e conto in banca. C’è chi reagisce mangiando troppo e in modo disordinato e chi non riesce più a ingoiare un boccone sino all’anoressia. Sono aumentati i fumatori. Per fortuna il governo ha vietato in modo draconiano la vendita di alcoolici, altrimenti i nostri problemi sarebbero ancora più gravi».
Al tavolo vicino il 35enne Vova, programmatore alle industrie militari, siede assieme alla moglie Katya, 26 anni. «Per fortuna non abbiamo figli. Saremmo ancora più preoccupati», dicono. Sono in contatto con alcuni amici volontari della protezione civile, che raccontano storie terribili sugli abusi delle truppe russe. «I soldati rubano tutto, sparano sui civili. In meno di una settimana hanno assassinato