Corriere della Sera

A colpire forse la nuova arma ipersonica. La capitale si prepara alle barricate

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Gli scoppi sono stati contempora­nei al suono delle sirene, non c’è stato tempo per scendere nei rifugi per chi era rimasto in casa. In mattinata siamo stati tra i palazzi costruiti negli ultimi anni nel quartiere Podilsky, verso le propaggini nord-occidental­i della metropoli. La zona è stata devastata ripetutame­nte nell’ultima settimana, ma sempre dai rottami dei missili russi centrati dalla contraerea ucraina, le cui basi si trovano tra le macchie di bosco nelle vicinanze. Questa volta, invece, l’obbiettivo era proprio il grande centro commercial­e Retroville, le cui foto diffuse sui social di recente mostravano la presenza di mezzi militari ucraini nei garage. «Sembra che i russi sapessero qui cosa colpire», ci ha detto un volontario della difesa civile. La polizia aveva completame­nte transennat­o gli accessi e alla stampa è stato impossibil­e verificare l’entità dei danni o l’esistenza di obiettivi sensibili tra le macerie.

Anche qui gran parte degli abitanti è sfollata. Ma il piccolo caffè Hans e Gretel è aperto. All’interno la 42enne Olga ha condotto il figlio David, di 5 anni, a mangiare la torta con la panna. «Certo che abbiamo paura. Ogni notte le sirene ci svegliano. Ma non ce ne andiamo. Mio marito e mio figlio di 19 anni sono militari, combattono sulle prime linee nel villaggio di Irpin. Ovvio che non posso lasciarli soli. Lottano, fanno il loro dovere, difendono il nostro Paese dall’invasione», spiega con parole di una semplicità disarmante. Lei è psicologa e nel suo studio al primo piano di uno dei palazzi vicini riceve i pazienti. «In realtà ho poco tempo per pensare alle mie paure, devo occuparmi di quelle degli altri e in fondo mi è di grande aiuto», ammette. «Tutto il giorno ricevo persone di ogni età che sono terroalmen­o otto volontari che aiutavano gli anziani ad abbandonar­e le zone bombardate», spiegano.

Alle otto di sera il coprifuoco svuota le strade. Poco prima un portavoce dell’esercito ci spiega che la mossa è mirata ad «eliminare una volta per tutte i sabotatori russi che compiono attentati e agguati in città». In lontananza i rombi delle artiglieri­e si fanno più violenti. Ma la resistenza continua, più dura che mai. «Le truppe russe non avanzano. Putin non riesce neppure a controllar­e i nostri cieli. Il suo esercito non è mai riuscito ad avere l’iniziativa dopo l’attacco iniziale», aggiunge. Dal Pentagono confermano le difficoltà russe. Ma il timore che Putin possa ordinare il bombardame­nto da distanza di Kiev resta più urgente che mai.

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