Corriere della Sera

«Guardavo le onde, poi il boato» Attacco alla regina del Mar Nero

Da settimane la minaccia delle navi russe al largo Gli ucraini preparano la difesa coi riservisti locali Alla storica Opera più barriere anti-tank che passanti

- DALLA NOSTRA INVIATA Marta Serafini

«Pensavo che sarei rimasto a vivere qui, tranquillo, a guardare il mare e a pescare. E invece i russi mi hanno tolto tutto, maledetti». Anatoly, 81 anni, si tocca il ventre scoperto, mentre sulle spalle resta la camicia di flanella a quadri. Era in cucina ieri mattina all’alba. «Mi stavo preparando la colazione».

Il sole stava sorgendo. Il mare calmo, il tempo mite dopo giorni di gelo. Poi, all’improvviso, il boato, i vetri della finestra in frantumi e le schegge di legno, tutti contro il suo corpo. E della sua casa affacciata sul mare, costruita per ritirarsi in pensione dopo anni di fatica, ora non resta che un cumulo di macerie e vetri rotti. Con la mano fasciata, le ferite sulla pancia da cui esce ancora del sangue, Anatoly, cerca di non perdere anche la speranza. «Me la ricostruir­ò, ricostruir­ò tutto», dice con un sorriso.

Odessa, la regina del Mar Nero, ieri per la prima volta è stata colpita direttamen­te, dopo settimane di accerchiam­ento dal mare e da terra. Sono le 6 e 39 del mattino quando colpi di artiglieri­a vengono sparati dalle navi russe al largo di Odessa contro un sobborgo residenzia­le di Kyivskiy, a ovest della città.

Colpiscono il Dacha Kovalevsko­ho, un complesso di nuova costruzion­e. Nessuna vittima: chi aveva appena comprato casa non si è ancora trasferito, chi era qui se n’è andato ormai. Troppo pericoloso rimanere così vicino al mare. Nell’asfalto i solchi lasciati dai colpi dell’artiglieri­a russa, nei cancelli di metallo delle villette i buchi delle schegge.

«Ogni mattina all’alba le navi russe si avvicinano dalla Crimea e iniziano a bersagliar­e verso la costa. Ora hanno colpito per la prima volta», spiega Mariana mentre il suo cagnolino le abbaia intorno. A pochi metri di distanza dal complesso, una base militare, dove sono schierati i missili della contraerea che da giorni difende la città. Un messaggio dei russi: sappiamo dov’è e siamo in grado di colpirla. In mezzo, le case di Anatoly e Mariana, andate in pezzi.

«Lo senti questo boato? Sono le forze ucraine che difendono la città. Se invece senti tremare la terra invece significa che ci hanno colpito». Si fortifica sempre di più Odessa. Davanti all’Opera, il cuore di tutto, ormai si contano più cavalli di Frisia che passanti. Una bambina con un cappottino rosso passa tra le barriere appuntite di ferro. La mamma la tiene per mano, nell’altra il sacchetto della spesa e un mazzo di tulipani freschi.

Mosca, costretta a passare a una strategia di logorament­o, continua a bombardare il porto, vitale per le esportazio­ni agricole di Kiev e da cui passano tre quarti degli scambi commercial­i del Paese.

Gli ucraini, da parte loro, preparano da settimane la difesa. Il compito è affidato alla ventottesi­ma brigata, che fa base nel villaggio di Chornomors­ke e rinforzata da riservisti locali. Tre battaglion­i anfibi, uno di fanteria a bordo di camion e uno di carri armati T-64. Come armi, obici da rimorchio, lanciarazz­i, cannoni anticarro, con il supporto aereo di droni e il sostegno di radar antimissil­e americani. A manovrarle, poche migliaia di uomini, veterani del Donbass con esperienza di combattime­nto. Ma non in numero sufficient­e a respingere un attacco su larga scala delle forze russe.

Rallentano i russi nel loro cammino verso Odessa — o

La strategia

I russi hanno bisogno di un corridoio terrestre Significa prendere Mykolaiv da Nord

Odesa con una s sola come la chiamano gli ucraini — in difficoltà sugli altri fronti. Inoltre, uno sbarco dal mare esporrebbe la marina russa ad attacchi da terra e a una possibile reazione turca dal Bosforo.

L’esercito di Mosca, già alle prese con notevoli intoppi logistici, ha bisogno di aprire un corridoio terrestre per garantire le linee di rifornimen­to e impegnare il nemico su un altro fronte.

Tradotto, significa prendere Mykolaiv, 130 chilometri a nord est di Odessa. Il fiume Bug però non rende l’impresa semplice, mentre i ponti della città sono già stati minati. Così le truppe di Mosca cercano di aggirare Mykolaiv da Nord per puntare direttamen­te su Odessa. Ma fin qui non ci sono riusciti. «E non ci riuscirann­o», promette Anatoly.

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Esercitazi­one A Odessa una brigata di civili si esercita a maneggiare le armi. Da settimane gli ucraini preparano la difesa della città sul Mar Nero, minacciata dalle navi russe e attaccata ieri

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