Corriere della Sera

Colpire il petrolio? L’ipotesi agita l’Europa Il progetto di una forza da 5 mila soldati

In discussion­e un altro pacchetto di provvedime­nti contro Mosca Sul tavolo uno stop alle importazio­ni di idrocarbur­i: spinge la Polonia, Germania più cauta. Di Maio: sì alle misure

- Bruxelles di Francesca Basso

BRUXELLES Per il quinto pacchetto di sanzioni Ue contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina si dovrà attendere il Consiglio europeo di giovedì e non è detto che nemmeno allora i leader Ue trovino la quadra per colpire il petrolio di Mosca. Ma ieri «non era questa una giornata destinata a prendere decisioni, quindi non ne abbiamo prese», ha detto l’Alto rappresent­ante Ue Josep Borrell, nel tentativo di continuare a mostrare compattezz­a tra gli Stati membri, al termine del Consiglio Affari esteri, che insieme al Consiglio Difesa ha approvato lo «Strategic compass» che definisce la strategia Ue in materia di sicurezza e difesa per i prossimi 5-10 anni (inclusa la capacità di intervento rapido da 5 mila soldati).

Eppure ieri mattina l’appello del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un messaggio su Telegram, non lasciava dubbi: «Per favore, non sponsorizz­ate le armi di questa guerra — ha detto riferendos­i all’Ue —. Niente euro per gli occupanti, chiudete loro tutti i vostri porti, non inviate loro le vostre merci, rifiutate le risorse energetich­e. Costringet­e la Russia a lasciare l’Ucraina». Poi si è rivolto direttamen­te alla Germania: «Voi avete la forza, l’Europa ha la forza». «Senza scambi con voi, senza le vostre aziende e le vostre banche — ha aggiunto — la Russia non avrà più soldi per questa guerra».

È da tempo che la Polonia e i Paesi Baltici chiedono di colpire Mosca al cuore, bloccando le esportazio­ni di idrocarbur­i che stanno finanziand­o la guerra. Per il ministro lituano Gabrielius Landsbergi­s «è inevitabil­e affrontare il settore energetico, in particolar­e petrolio e carbone che sono facilmente sostituibi­li». Anche Irlanda, Slovacchia e Romania si dicono «aperti» al dibattito. Per il ministro rumeno Bogdan Aurescu «dobbiamo essere aperti ad adottare più sanzioni contro la Russia e combattere propaganda e disinforma­zione». Ma i Paesi Ue sono divisi. «Se potessimo fermare le importazio­ni di petrolio dalla Russia lo faremmo automatica­mente», ha detto la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock. «Non è una questione se lo vogliamo o no, ma quanto siamo dipendenti e per esempio la Germania importa molto petrolio dalla Russia e come noi altri Paesi dell’Ue. Ecco perché è importante che parliamo tra noi, capire come possiamo ridurre questa dipendenza». Ha anche aggiunto, quasi rispondend­o a Zelensky, che «se potessimo lo faremmo, ma ora ci stiamo preparando per compiere questo passo nel futuro, il più presto possibile». Contraria a sanzioni in ambito energetico anche Budapest: «Non sosterremo sanzioni che mettono a repentagli­o la sicurezza energetica dell’Ungheria», ha dichiarato il ministro degli Esteri Peter Szijjarto. Cautela anche da parte dell’Olanda. Quanto al nostro Paese, è chiaro che l’Italia sarebbe in difficoltà per un taglio delle importazio­ni di gas e petrolio dalla Russia. Ma il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha ribadito che «siamo pienamente aperti a un quinto pacchetto di sanzioni, non ci sono veti da parte italiana, aspettiamo la proposta della Commission­e europea». E ha ricordato che «sull’energia siamo impegnati, fin dal primo giorno di questa crisi, a diversific­are le nostre fonti di approvvigi­onamento». Il punto centrale, lo ha sottolinea­to Borrell, è «definire una risposta efficace che non rappresent­i un costo insostenib­ile per gli Stati europei». Intanto i ministri Ue hanno raggiunto l’accordo per altri 500 milioni nell’ambito dell’European Peace Facility, che portano a un miliardo l’aiuto a Kiev per l’acquisto di armi.

Il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, ha anche invitato ad «affrontare seriamente la sfida della sicurezza alimentare mondiale». Nella bozza della comunicazi­one su questo tema che la Commission­e Ue presenterà domani si sottolinea che l’accesso ai prodotti alimentari in Europa è a rischio «per la famiglie a basso reddito».

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(Epa) A Bruxelles I ministri italiani Lorenzo Guerini (Difesa), 55 anni, e Luigi Di Maio (Esteri), 35, ieri al summit europeo

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